Futuro e speranza

Dialogo e punti di contatto tra Bergoglio e Pertini

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di Adolfo Leoni

Il libro del futuro incerto e della speranza. Di quello che dovremmo essere per evitare una drammatica e irreversibile crisi. ’Terra Futura’ è il dialogo serrato tra due personaggi: Jorge Mario Bergoglio e Carlo Petrini, il papa dei cattolici e l’agnostico ex comunista fondatore di Slow Food e ideatore della rete internazionale di Terra Madre. Se ancora esistessero le distinzioni di un tempo: l’acquasanta e il diavolo. Ma le distinzioni sono sparite. E di fatto, i due personaggi cercano punti di contatto non quelli di scontro, e non da ora. Perché l’urgenza è tale che non ci si può dividere. E l’urgenza è la crisi ecologica della Terra che è la "stessa crisi della civiltà tecnico-scientifica". Il mondo è in pericolo. Se non si smette l’approccio alla terra, al consumo, ad una modalità di vita solo predatoria, non ci sarà domani. Occorre, dice papa Francesco, un atteggiamento di "ecologia integrale", onnicomprensivo, che parta dalle piccole cose.

"Ciascuno – precisa Petrini – ogni giorno opera delle scelte individuali che tuttavia hanno un impatto a livello globale, non sono neutrali mai". Ribatte il pontefice argentino: "Le piccole cose sono quelle che indicano una radice", il perché delle scelte. Spiega meglio ricordando la sua precedente enciclica: "... la "Laudato si’" non è un’enciclica verde... È piuttosto un’enciclica sociale. Se si parla di ecologia, infatti, dobbiamo partire dal presupposto che noi siamo i primi a far parte dell’ecologia... Significa che esseri umani e ambiente non sono separabili". Gli risponde Petrini, condividendo: "...far male alla Terra fa male a noi". Il dialogo tra i due si svolge in tre momenti: 30 maggio 2018, 2 luglio 2019 e 9 luglio del 2019. Il cattolico e "l’agnostico pio" affrontano il problema della foresta amazzonica attaccata dagli uomini rapaci, degli indigeni massacrati e del non rispetto delle cultura altre (biodiversità umana). Petrini riporta il pensiero del fisico e filosofo austro-americano Fritjol Capra, per cui visto come va la politica a livello globale "il futuro saranno le comunità", come le comunità monastiche benedettine che nel tardo medioevo "hanno rigenerato – sottolinea Carlin - l’agricoltura e con essa l’Europa intera". Il fondatore di Slow Food difende "la sapienza contadina e tradizionale, il buon senso degli umili rispetto alla scienza e alla cultura alta".

Difende la cultura del popolo, aggiungendo che "per troppo tempo abbiamo assistito alla marginalizzazione delle conoscenze tradizionali, come se fossero retaggio di un’epoca finita, da lasciarsi alle spalle in nome del progresso guidato dalla scienza". I popoli hanno anima, saggezza, cultura, gli risponde il papa, "esiste una sapienza del popolo, forse oggi più facile da trovare nei contesti rurali che nelle città...". Cambiare atteggiamento dunque per sopravvivere. Se la società dei consumi, del guadagno fine a se stesso ha portato alla rapina della terra e alla violenza su di essa, occorre invertire la marcia. "Ci sono solo due "Signori": - precisa Bergoglio – uno è Dio, l’altro è il Denaro. E non si possono servire due "Signori"".

Il pontefice torna su un tema che gli sta a cuore: "Oggi c’è la politica dello scarto... Scartare la vita, scartare i popoli che non ci danno qualcosa, che non producono... scartare i vecchi, che sono la saggezza di un popolo". L’invito è quello di tornare all’armonia con la terra, con la natura, essere nel mondo con coscienza. Dall’homo oeconomicus, propone Petrini, occorre tornare all’homo comunitarius. E a proposito di comunità sono decine quelle nate e che prendono il nome di "Laudato si’".