George Floyd, l'avvocato di origini ascolane. "Così lavoro sul caso del secolo"

Il padre partì da Pedana, Antonio Romanucci vive a Chicago e si occupa dell’omicidio che ha sconvolto l’America

Le proteste per la morte di George Floyd e l'avvocato Romanucci

Le proteste per la morte di George Floyd e l'avvocato Romanucci

Ascoli Piceno, 3 luglio 2020 - Un figlio delle terre ascolane è in questi giorni al centro dell’attenzione del mondo. Antonio Romanucci, a capo dello studio legale Romanucci & Blandin di Chicago, specializzato in class action e tutela dei diritti civili, è l’avvocato che tutela la famiglia di George Floyd. Suo padre Dino, nel secolo scorso, lasciò Ascoli per gli Stati Uniti non per disperazione ma per lo spirito imprenditoriale che caratterizza da sempre i marchigiani.

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Avvocato Romanucci, come è avvenuto l’affidamento del caso Floyd al suo studio legale? "Abbiamo avuto la fortuna di essere invitati a collaborare con lo studio legale di Benjamin Crump su quello che sembra essere il caso di diritti civili più significativo da generazioni. Credo che ciò sia dovuto alla mia esperienza di difensore pubblico della Contea di Cook (Chicago) dove, fin dall’inizio della mia carriera, ho spesso rappresentato nelle cause penali le classi più disagiate e ai miei oltre 30 anni di esperienza in cause civili in tutto il paese dove sono riuscito a vincere giudizi record per conto dei miei clienti".

Quando inizierà il processo? "Si prevede che la causa civile contro la città di Minneapolis e gli agenti di polizia inizierà presto, dopo che saranno espletate alcune procedure giudiziarie ordinarie che sono richieste dalla legge per la nomina di un rappresentante per conto dell’asse ereditario del defunto. Contiamo di avere presto notizie".

Avete già deciso quanto chiedere di risarcimento per un crimine così brutale? "Abbiamo due obiettivi. Primo, dobbiamo costringere il dipartimento di polizia di Minneapolis a cambiare le loro procedure e consuetudini: devono smettere di violare i diritti costituzionali di vittime innocenti e di ucciderle inutilmente, come nel caso di George Floyd. Secondo, la città deve rifondere completamente in termini economici la famiglia per quello che è stato fatto a George. La cifra non è ancora stata determinata perché questo è un caso senza precedenti, niente che il mondo abbia mai visto prima".

Dopo quanto accaduto a George Floyd sembra che gli Stati Uniti stiano provando a chiudere davvero i conti con il razzismo. Lei pensa che possa avvenire davvero? "Ciò che è successo a George Floyd è stata una tragedia mai vista prima. Siamo stati testimoni di un omicidio compiuto in pubblico, dove per ben otto minuti 4 poliziotti bianchi hanno soffocato un uomo nero disarmato e immobilizzato. Credo che questo dramma rappresenti un punto di svolta mai visto in precedenza nelle questioni razziali. Sono già avvenuti molti cambiamenti e molti ne prevedo, anche se ci vorrà del tempo".

La sua famiglia paterna è di origini marchigiane. "Mio padre è di Ascoli, gran parte della sua famiglia è nata e cresciuta nella frazione di Pedana. Mio padre ha deciso all’età di 19 anni di lasciare l’Italia e venire negli Stati Uniti perché era un paese che offriva maggiori opportunità. Inizialmente si era appoggiato ad alcuni suoi famigliari in Pennsylvania, per poi trasferirsi nell’Illinois, dove ha frequentato la Bradley University, e infine a Chicago dove ha poi cresciuto me e mio fratello e dove ancora viviamo tutti".

Com’è il suo rapporto con l’Italia e Ascoli? "Ho un rapporto molto profondo e stretto con l’Italia dove sono stato più di 50 volte. Ho famigliari in Lombardia, Veneto e nelle Marche. I miei genitori hanno avuto per anni una casa al mare in Abruzzo, da dove ci recavamo frequentemente ad Ascoli. I miei ricordi più cari sono andare a messa a Sant’Emidio, giocare in piazza del Popolo, visitare le catacombe e andare a Pedana. Ho sempre detto ai miei amici qui negli Stati Uniti che anche se la Toscana è più famosa, la vera bellezza è nelle Marche. Spero di non perdere troppi amici per averlo detto".