Giovani e lavoro Una direzione da trovare insieme

Mauro Torresi, vice sindaco di Fermo, assessore al commercio e imprenditore, lo segnala da tempo: il personale non si trova più, non si trovano più operai per le nostre aziende, non si trovano più addetti alla ristorazione e all’ospitalità, al commercio in genere. Aggiungiamo noi che anche il settore edilizia piange lacrime amare per la mancanza di addetti. Sulla stessa lunghezza d’onda anche le associazioni imprenditoriali. Il problema sta diventando molto serio. Una recente lettera al Carlino segnalava gli appelli, inascoltati, "per trovare personale nel turismo, nei bar, nei ristoranti...". Tanti giovani insomma si tengono lontani dal lavoro. L’estensore concludeva con una domanda: "Può essere davvero solo colpa del reddito di cittadinanza?". Se così fosse sarebbe relativamente semplice risolvere: basterebbe toglierlo. Oppure basterebbe moltiplicare i Centri per il lavoro e la formazione. Ultimo nato, giorni fa, quello di Montegiorgio. Ma probabilmente c’è molto di più. Andate a parlare nelle scuole. Quasi più nessun studente conosce Giorgio Gaber. Tutti invece conoscono il rapper Drake, quello dello YOLO, del: "si vive una volta sola". Ne abbiamo scritto. Una "filosofia" del faccio quel che mi pare e piace. Oppure scorrete le statistiche dei Neet, né lavoro né studio. L’Italia, che ne assomma oltre tremilioni, è il paese europeo con il maggior numero. Nelle Marche stanno aumentando velocemente. Colpa degli smartphone e della rete? Risposta parziale. Forse lo sguardo dovrebbe alzarsi di più. In una canzone, Lady Gaga domanda: "Dimmi una cosa, ragazza Sei felice in questo mondo moderno? O hai bisogno di più? C’è qualcos’altro che stai cercando?". In un libro, "L’epoca delle passioni tristi", due psichiatri francesi Miguel Benasayag e Gerard Schmit denunciano la paura del futuro che, da promessa, è diventato minaccia. Umberto Galimberti nel recentissimo "Credere", rifacendosi a Nietzsche, scrive: "Se manca lo scopo, il futuro non è più una promessa, ma è imprevedibile e non retroagisce come motivazione". Se manca la risposta perché allora ci si deve impegnare, darsi da fare, lavorare, stare al mondo, fa capire il filosofo psicanalista, tutto si blocca: non si cerca più il lavoro, non si esce più di casa, non si mette su famiglia, non si crea impresa, ci si infliggono lesioni e peggio ancora ci si fa fuori: 400 suicidi l’anno. Occorre allora dare un significato profondo all’esistenza, gli risponde nello stesso libro Julian Carron. Ed entrambi concordano nell’urgenza di luoghi educativi. Adolfo Leoni