Giulia Salvatori morta in A14, il dolore della mamma: “Ha combattuto per tutta la vita"

"Affetta da una malattia, aveva un concetto forte dell’esistenza. Darei ogni cosa per riaverla"

La mamma Daniela e Giulia Salvatori, uccisa nello schianto sulla A14

La mamma Daniela e Giulia Salvatori, uccisa nello schianto sulla A14

Altidona (Fermo), 7 maggio 2023 – Una guerriera senza tempo, Giulia Salvatori. Lei, che a fronte di una malattia genetica fisicamente invalidante, ha combattuto come una leonessa per guadagnarsi la vita, senza rinunciare ai sogni e alla sua sudatissima autonomia. Giulia, è la ragazza di 27 anni, residente ad Altidona, che venerdì pomeriggio ha perso la vita in uno scontro frontale sull’A14 nel tratto di scambio di carreggiata su territorio di San Benedetto.

‘Giulietta’ come la chiamavano in tanti, per la sua corporatura minuta, era amante del rock duro, del piercing e dei tatuaggi, dei colori sempre diversi con cui tingere i capelli. Amante di tutti gli animali, della natura, del rispetto umano. Giulia, che amava vivere il presente e non pensava al futuro, Giulia arrabbiata con la malattia, ma non con la vita al punto di rimettersi sempre in gioco, fino all’ultimo con la scoperta del suo talento nell’arte della fotografia. Questa è Giulia, che da circa quattro anni, aveva trovato l’amore in Giuseppe, di Giulianova, verso cui stava viaggiando per il weekend, come faceva da sempre. Dove però, venerdì non è arrivata.

“Era partita da casa intorno alle 18 – dicono la mamma Daniela e il papà Sergio, che nell’assurdo dolore del momento trovano il coraggio di accoglierci –. Avevamo appena finito di cenare quando è arrivata la polizia. Gli agenti sono stati gentili. Ma Giulia non c’è più".

Tutti conoscono il pericolo di quel tratto di autostrada, teatro di tante tragedie. Eravate in pensiero quando partiva?

"All’inizio della sua relazione sì. Le proponevamo di accompagnarla. Ma lei voleva essere sempre autonoma".

Giulia è nata affetta dalla sindrome di Stickler, una mutazione genetica del collagene. Come è stata la sua vita?

"La sua corporatura era rimasta minuta perché la malattia ne ha impedito il normale sviluppo. Aveva dolori ovunque. Ha subito diversi interventi, compreso agli occhi. Non era libera nella deambulazione. E’ cresciuta con costanti impedimenti fisici che l’hanno costretta a tante rinunce. Ma lei si è saputa reinventare ogni volta".

Quali impedimenti e come si è reinventata?

"Dopo il diploma si era iscritta all’Università. Ma è stata costretta a lasciare per motivi di salute. Ultimamente aveva scoperto un innato talento per la fotografia di cui ha frequentato due master".

Daniela si alza. Piange. Schiva gli sguardi. Torna con una busta chiusa.

"Vede? Questo è l’ultimo attestato del master recapitato per posta pochi giorni fa. Giulia non ha avuto il tempo di aprirlo e di esserne fiera".

Cosa le ha insegnato Giulia?

"Ad essere madre. A combattere. Mi ha insegnato il valore dei ‘no’ per tutti quelli che lei ha subìto nella vita e proprio per questo, ho voluto darle tutti e solo i ‘sì’ che potevo".

Come viveva Giulia la sua disabilità?

"Era arrabbiata con la malattia. Ma amava la vita con fermezza e determinazione. Era a favore dell’eutanasia. Sapeva cosa significa chiedere a qualcuno di allacciarti le scarpe. Aveva una concetto forte dell’esistenza. Diceva ‘la vita è adesso mamma, non penso al futuro’".

E lei, invece, come ha vissuto la disabilità di Giulia?

"Male. Al punto di rifiutarla per certi periodi, mentre ora mi chiedo se ho fatto abbastanza per lei e dove metterò la sua storia e la mia. Ora mi dico, che darei qualunque cosa per riaverla e vivere le sue battaglie e le mie".