’GomorLama’, spaccio e minacce in Vallata

Una vasta rete di droga di cui faceva parte anche un’intera famiglia legata a organizzazioni mafiose: chiesto per tutti il rinvio a giudizio

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C’era un’articolata rete di spaccio che legava Ascoli a San Benedetto e che coinvolgeva quasi tutti i comuni della Vallata con il nodo focale a Castel di Lama, tanto che a suo tempo gli investigatori hanno battezzato la relativa operazione "GomorLama", parafrasando la celebre serie tv "Gomorra". A dirigere il traffico di sostanze stupefacenti naturalmente non c’erano Pietro e Genny Savastano, l’ "immortale" Ciro, la pomposa Donna Annalisa "Scianel", "Malammore", giusto per citare alcuni fra i più noti personaggi di Gomorra. Ma per la Procura di Ascoli si sarebbe comunque trattato di un giro importante con lo spaccio al minuto supportato da minacce e botte per chi non pagava. Per tutti il sostituto procuratore Mara Flaiani ha chiesto il rinvio a giudizio sul quale si dovrà pronunciare il giudice delle udienze preliminari. Nel mirino dei carabinieri del Nucleo Radiomoibile di Ascoli è finita una innumerevole serie di attività di spaccio avvenute per lo più fra il 2017 e il 2018, ma che in alcuni casi hanno avuto avvio già nel 2015. Coinvolti soggetti di Ascoli, Acquasanta, Castel di Lama, Monteprandone, Colli del Tronto, Maltignano. Fra gli indagati risulta anche un’intera famiglia, marito noto per l’appartenenza ad una pericolosa organizzazione criminale di stampo mafioso, moglie e genero, originari della Calabria ma da tempo stabilitisi nel Piceno.

A loro e agli altri la magistratura ascolana imputa una lunga serie di episodi di spaccio di marijuana e cocaina che venivano cedute in piccole quantità ogni volta, ma con una significativa sistematicità. Di varie età ed estrazione sociale gli acquirenti, gran parte dei quali sono stati a suo tempo segnalati alla Prefettura di Ascoli per le opportune valutazioni. Tre degli indagati devono rispondere, oltre che dello spaccio di droga, anche di tentata estorsione e lesioni. Il 24 dicembre del 2017 attraverso messaggi sul telefonino intimarono ad un 30enne ascolano di saldare il suo debito altrimenti sarebbero andati a cercarlo. Così hanno effettivamente fatto, raggiungendolo in un bar lungo la vallata. Gli hanno intimato di uscire dal locale e quindi lo hanno colpito con pugni al volto nel tentativo, comunque non andato a buon fine, di farsi consegnare 100 euro a saldo di un acquisto di droga che la vittima non aveva pagato. Uno dei tre anche il 5 febbraio 2018 sarebbe stato protagonista di un episodio simile nei confronti di un altro debitore. Sempre a lui e a una giovane donna la Procura imputa un furto di attrezzi da lavoro in una ditta di Ascoli.