È ancora emozionato Sergio Di Marco, reduce dalla firma del contratto di vendita dell’Hotel Gioli alla famiglia Faraotti. Era da tempo che l’hotel non svolgeva più le sue funzioni e non sono mancati in questi anni gli acquirenti, molti dei quali volevano solo fare qualche speculazione edilizia e trasformare l’albergo in residence, come sta avvenendo soprattutto in Riviera.
Sergio Di Marco qual è il suo stato d’animo dopo questa vendita?
"Sono felice e molto emozionato. Sì è avverato un sogno, ovvero quello di salvare l’Hotel Gioli. Ringrazio di cuore la famiglia Faraotti che è stata molto collaborativa e ha permesso che questa struttura continuasse a vivere. Mio padre Ermanno ha lasciato l’Hotel Gioli a me e a mia sorella Giusy, ma non era più possibile andare avanti anche perché i nostri figli hanno altri interessi, e così cercavamo un acquirente che ci garantisse la vita dell’albergo. E la famiglia Faraotti ha realizzato questo desiderio. Mio padre, ovunque si trovi ora, ne sarà felicissimo".
Un hotel ristrutturato neanche troppo tempo fa?
"Il Gioli è nato a metà degli anni Cinquanta con la catena degli Hotel Jolly poi fu rilevato dal Conte De Sgrilli e negli anni ’70 lo acquistò mio padre. L’ultima ristrutturazione risale alla fine degli anni ’90, ma poi quando mio padre se ne è andato nel 2020, tutto è diventato piú complicato. Lui era un grande tifoso dell’Ascoli sebbene fosse nato a Sant’Egidio alla Vibrata. Grande amico di Carletto Mazzone, è sepolto al Cimitero vicino alla sua tomba, ed era orgoglioso di essere diventato ascolano d’adozione".
Tante trattative in questi anni, ma nessuna convincente?
"C’era un gruppo romano che ci avrebbe fatto guadagnare più soldi, ma non era quello che volevamo. Quando, grazie anche al sindaco Marco Fioravanti, abbiamo incontrato la famiglia Faraotti abbiamo capito che avevamo intenzioni comuni e ci siamo venuti incontro. Loro hanno un progetto importante, ambizioso che farà il bene della città Ascoli che finalmente sta trovando la sua reale dimensione turistica e ricettiva. Bene gli hotel che ci sono, bene i B&B, ma serviva una struttura alberghiera importante per questa città ed è quello che mio padre Ermanno avrebbe voluto vedere".
Avete preso accordi sul lasciare il nome hotel Gioli al nuovo albergo?
"No, ci mancherebbe. Ormai è tutto nelle mani della Famiglia Faraotti. Non nego che non mi dispiacerebbe se si continuasse a chiamare così, perché lì dentro sono nato e invecchiato, ho lottato per non cedere alla tentazione di vendere al maggiore offerente perché quell’area è senza vincoli e non ne esiste una così all’interno delle mura cittadine. Per questo l’importante è che la struttura rimanga adibita ad Hotel e quando ho stretto la mano a Battista Faraotti, ho sentito che c’era soddisfazione reciproca. E questa cosa nessuna somma di denaro può regalarla".