EMIDIO LATTANZI
Cronaca

I marittimi allo stremo: "Il pesce azzurro è finito: fermiamoci un anno. Ma lo Stato ci aiuti"

Alici e sarde sono pochissime e quando si trovano sono sottomisura. È questo il risultato dell’attività intensiva degli ultimi anni,. ora dagli addetti ai lavori arriva la proposta choc: "Pronti allo stop".

Alici e sarde sono pochissime e quando si trovano sono sottomisura. È questo il risultato dell’attività intensiva degli ultimi anni,. ora dagli addetti ai lavori arriva la proposta choc: "Pronti allo stop".

Alici e sarde sono pochissime e quando si trovano sono sottomisura. È questo il risultato dell’attività intensiva degli ultimi anni,. ora dagli addetti ai lavori arriva la proposta choc: "Pronti allo stop".

"Niente pesce? Siamo disposti a fermarci per un anno. Ma lo stato deve consentirci di farlo". La crisi del pesce azzurro sta mettendo in ginocchio la costa adriatica a sud del Conero, colpendo duramente i piccoli pescherecci del compartimento sambenedettese. Alici e sarde sono ormai sempre più scarse, di dimensioni ridotte e poco commerciabili. Una situazione definita "insostenibile" dall’associazione Abruzzo Pesca, che fa base proprio a San Benedetto e che chiede con forza una soluzione concreta e immediata. "Il pesce non c’è, è pochissimo ed è piccolo, non è nemmeno commerciale" spiegano dall’associazione, aggiungendo che i volumi di pesca sono calati drasticamente negli ultimi mesi. La situazione peggiora man mano che si scende verso sud: "Da Ancona in su qualcosa si trova, ma sotto il Conero non c’è praticamente niente". A questa crisi ecologica si somma una disparità economica che accende la rabbia dei pescatori. I fermi stagionali per gli operatori del pesce azzurro sono due – uno per le alici e l’altro per le sarde – e non prevedono alcuna forma di indennizzo, a differenza di quanto accade per i pescherecci più grandi che praticano la pesca a strascico.

"Siamo costretti a due fermi all’anno senza alcuna retribuzione. Gli operatori della pesca a strascico si fermano una sola volta e vengono pagati. Incomprensibili i motivi per cui i piccoli pelagici non abbiano lo stesso trattamento", lamentano ancora gli addetti ai lavori. La denuncia è chiara: da cinque o sei anni i pescatori di pesce azzurro non ricevono un solo euro per i periodi di fermo, nonostante si tratti di blocchi imposti dalle autorità per ragioni biologiche. Il paradosso è che proprio chi subisce più direttamente le conseguenze del sovrasfruttamento marino si ritrova anche senza tutele economiche, con interi equipaggi costretti a lavorare sotto costo o a indebitarsi per sopravvivere. Per questo motivo, l’associazione Abruzzo Pesca avanza una proposta drastica ma chiara: "Magari fermiamoci per un anno intero, ma lo Stato deve consentirci, economicamente, di stare fermi".

Una richiesta che nasce dalla consapevolezza che senza un’azione decisa per permettere al mare di ripopolarsi, non ci sarà futuro per il settore. La proposta di uno stop prolungato appare quasi come l’ultima carta da giocare per salvare l’equilibrio ambientale e le marinerie locali. Ma l’appello è anche politico: serve un piano di sostegno specifico per il pesce azzurro, con misure differenziate rispetto a quelle previste per altre forme di pesca, che riconosca il ruolo strategico e la fragilità di queste attività. "Abbiamo rispettato i fermi, ridotto le uscite in mare, ma nessuno ci ha mai aiutato. Così non possiamo andare avanti" dichiarano ancora dall’associazione.

La salute del mare, del resto, interessa in primis proprio i marittimi, che di pescato vivono. Non a caso proprio la marineria sambenedettese, tra le più importanti dell’Adriatico, fu tra le capofila per il progetto ’A pesca di plastica’, che tanti riconoscimenti ottenne anche a livello nazionale, a iniziare dai ringraziamenti di papa Francesco.

Emidio Lattanzi