I racconti non convincono il giudice Assolto dalle pesanti accuse della ex

Assolto per le accuse di stalking, lesioni personali, ingiuria, violenza privata e condannato a cinque mesi per l’accusa di danneggiamento, per altro ammessa. Questa la sentenza emessa ieri dal tribunale di Ascoli a carico di un 33enne ascolano finito sotto processo per una serie di episodi di cui lo accusava la sua ex compagna, avvenuti nel 2015. L’uomo ha sempre negato le accuse, ammettendo solo il danneggiamento di alcuni beni per i quali ha provveduto a risarcire i rispettivi proprietari. C’è la gelosia alla base di tutto. Così ha raccontato in tribunale la ragazza che già una prima volta aveva denunciato il giovane salvo ritirare la querela. "Mi metteva le mani addosso e poi mi chiedeva scusa: io lo perdonavo sempre, ero innamorata di lui, ma alla fine l’ho dovuto denunciare. Ma ero sempre innamorata di lui" ha detto la giovane quasi a voler giustificare il fatto di perdonarlo. Eppure gli episodi messi in atto contro di lei sono stati davvero tanti ed hanno causato grande disagio alla qualità della vita della vittima. "Mi metteva le mani addosso, con schiaffi. Una volta – ha detto la giovane – me li ha dati dentro ad un bar, tanto che la cameriera ci ha invitati ad andarcene. Lui era geloso e allora prendeva a insultarmi se mi vedeva parlare con un amico". Una sera la donna è stata "salvata" da tre signore di passaggio. "Ero scappata da lui perché mi aveva picchiato, aveva rotto il mio telefonino e voleva accompagnarmi a casa da soli ed io avevo paura. Mi hanno vista rannicchiata in un’aiuola e mi hanno accompagnata dai carabinieri". Anche il giorno dopo l’uomo si è rifatto sotto. "E’ venuto sul posto di lavoro e ha danneggiato una vetrina lanciandoci contro un vaso. Era gelosissimo e una volta mi disse che lui sarebbe andato in galera ma io on l’avrei ricordato perché mi avrebbe uccisa". Tanti dunque gli episodi che erano contestati all’imputato difeso dagli avvocati Umberto Gramenzi e Silvia Morganti. Il fine sarebbe sempre stato quello di riallacciare i rapporti con lei ma usando frasi tipo "io ci vado in galera, ma tu non lo ricordi" o pronunciando frasi oltre che minacciose anche offensive all’indirizzo della ragazza. Il racconto della donna non ha però convinto appieno il giudice circa la colpevolezza dell’imputato che è stato assolto anche se l’accusa aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione.

p.erc.