Il centro San Rocco e i fioretti di frate Ugolino

Lunedì 5 dicembre. Sera. La chiesa dei santi Giovanni e Benedetto è gremita. Accolto in pieno l’invito del Centro culturale San Rocco. Oltre all’Azione cattolica, in maggioranza, presenti anche persone di CL, Cammino Neo-catecumenale, semplici fedeli, e molti sai diversi dei diversi ordini francescani, oltre che rappresentanti delle istituzioni: sindaci di Mogliano e Montegiorgio, arcivescovo di Fermo. Ad occhio, l’età media è sui quarant’anni. Luca Romanelli è il presidente del Centro. Ci vorrebbe un accentuato rifiorire di francescanesimo nei nostri borghi, dice nell’introduzione. Ci vorrebbe quel calore umano che i discepoli del frate d’Assisi irradiò un po’ dappertutto, specie nelle Marche. Una ripresa di Fraternità! Prima che fra Roberto Brunelli, motore di studi francescani a Mogliano, penna raffinata e grande amante di Chesterton, presenti come relatore mons. Accrocca, arcivescovo di Benevento, il Coro predispone la serata con canti polifonici.

Entriamo nel tema sui "Santi Marchigiani nei Fioretti di fra Ugolino da Montegiorgio". Fu lui, fra Ugolino, a scriverli, in latino. Ne parla l’arcivescovo considerato uno dei maggiori studiosi di san Francesco e del Medio Evo. I Fioretti aveva detto in precedenza fra Roberto, non salvano solo l’anima ma anche i corpi. Citando Hutton e le sue schede di monumenti da preservare, lo studioso inglese citava le città di Fermo e Montegiorgio e i loro conventi. L’arcivescovo Accrocca sottolinea che fra Ugolino aveva un intento: raccontare la "catena di santità che da Francesco (1200) arrivava ai suoi giorni (1300), ultimo santo Giovanni della Verna, fermano", e dimostrare che nella Custodia francescana fermana era fortemente radicato il francescanesimo: "Una Santità francescana si viveva proprio qui, in questa zona delle Marche" Ma quale francescanesimo? Forte la presenza degli Spirituali cui apparteneva fra Ugolino nella linea di Jacopone da Todi e Angelo Clareno. Terra però anche di contrasti, ha rivelato mons. Accrocca. L’arcivescovo rilegge anche la presenza monastica benedettina e domenicana. I primi operavano in un contesto agricolo: i monasteri si trovavano sui passi, fuori dai centri abitati, la crescita delle città li spiazza; i domenicani svolgevano la loro azione nelle grandi città in specie universitarie; i francescani erano invece dappertutto, erano una "rete". Nella conclusione di Romanelli auspicato il Cammino da Mogliano a Montegiorgio.

Adolfo Leoni