Il Corpus Domini della presenza e dell’identità

Monsignor Rocco Pennacchio lo ripete quattro volte nel suo intervento: identità, identità, identità, identità. Quella dei cristiani intorno a Gesù Cristo. L’arcivescovo lo fa al termine della lunga processione. È la festa del Corpus Domini, una delle principali dell’anno liturgico della cattolicità. Riconosciuta come momento anche civile, vede la partecipazione delle autorità istituzionali. Dopo due anni di pandemia si torna a celebrarla in maniera pubblica anche a Fermo, attraversando le sue strade. Sono diverse centinaia i fedeli che accorrono. Si parte dal convento dei Cappuccini, si scende al piano rasentando la piccola chiesa di Santa Maria degli Angeli, si risale attraversando via Medaglie d’Oro, ci si ferma dinanzi all’ospedale e al carcere per poi terminare nello spiazzo della parrocchia di santa Lucia. L’arcivescovo di Fermo insiste anche sul senso del cammino. Siamo tutti in transito e la strada può essere più o meno accidentata, dice, siamo tutti pellegrini e bisognosi di attenzione e sostegno. Un altro termine torna nel suo dire. È quello di comunità, dell’essere e ritrovarsi insieme. Insieme si procede, ci si aiuta, si superano i problemi. È un lessico che fa bene anche alla politica oggi così sbandata. Monsignore non lo dice, ma il concetto è chiaro ed ampio: un parlare alla politica, all’economia, alla vita associata che associata lo è sempre meno. Ripiena invece di egoismo e individualismo. Non occorrono esempi: basta accendere televisione e collegarsi ai social. C’è da cambiar strada cambiando però il cuore, aprendolo a chi riesce a colmarlo di gioia e letizia, fa capire Pennacchio. È un invito a tornare tra la gente, essere una presenza: chiesa in uscita, secondo papa Francesco. Chiesa tra le donne, gli uomini, gli esclusi, gli emarginati... Uno scrollone per gli stessi credenti. Come dire: basta trincerarsi nelle sacrestie! Svegliatevi da questo "sonno della fede". La processione può sembrare un gesto di tradizione ma non bisogna aver timore di compierlo, chiarisce l’arcivescovo. A seguirla c’è il vice sindaco Mauro Torresi, ci sono i vice presidenti della Cavalcata dell’Assunta Andrea Monteriù e Roberto Montelpare, i priori e componenti delle contrade. Poi, le associazioni, i movimenti, le parrocchie con i loro sacerdoti. Un popolo, insomma! Capace ancora di coesione. Forse, unico o quasi, che riesce a ridar vita alle comunità. E per questo diventa esempio per tanti, ma suscita anche diffidenza per chi vorrebbe invece tutto sciolto, liquido, e quindi tutto impotente e alla fine inincidente.

Adolfo Leoni