Via Crucis. Via della Croce. 14 tavolette. 14 icone dal fondo oro che è santità del cielo, dal rosso che è regalità, dall’incombere del nero come male. Le ha realizzate un’artista incredibile. Vivianne Bou Kheir viene dal Libano. Vive in Italia da anni. Nel suo paese ha scritto molto in arabo e francese vincendo premi prestigiosi. Poi, ha cambiato registro. La penna è diventata pennello, le parole si sono fatte immagini. Vivianne dipinge pregando nel suo studio che è un eremo di riflessione e una bottega d’artigiani antichi. Ha allestito la mostra all’interno della Cattedrale di Fermo. All’ingiro del Duomo. Sotto le pale degli altari laterali. È un cammino nella sofferenza, nel dolore, nella tragedia. Da Gesù condannato a Gesù crocefisso. Un cammino capace di meditazioni quaresimali. Scorgo un filo rosso, involontario, imprevedibile, impensato al momento della realizzazione delle opere (icone: tradizione orientale), che può legare però la storia della crocefissione di un Uno alla crocefissione di tanti in Ucraina: il martirio di un popolo, di bimbi sotto le bombe, di donne stravolte dalla paura per i figli, di vecchi ammutoliti, di giovani che vanno ad arruolarsi contro "l’orso brutale di Mosca che non riuscisti ad essere europeo ", come cantava Leo Valeriano ripensando alla Budapest 1956. Si capisce la fierezza di questa gente solo leggendo il Taras Bulba di Gogol. Le icone di Vivianne sono state realizzate nel periodo della pandemia. Lei stava leggendo il Vangelo, s’era soffermata sul senso della vita. Torna la domanda sempre inevasa di Leopardi: Ed io che sono? Sono tavole inedite, le sue, immagini mai viste. Gocciola sangue la fronte di Gesù mentre le case sono buie e le porte spalancate sembrano bocche sformate. La croce grava sulle spalle e penetra il cerchio del mondo e dell’infinito. Tenero e straziante l’incontro di Gesù con ...
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