Pietro Pavia, classe 1922, nato a San Severo in provincia di Foggia. Uno dei tanti che partirono soldati a venti anni per una guerra maledetta: la Seconda mondiale. Era carabiniere reale. Vestiva la divisa nera dell’Arma. La tolse per il grigio-verde. Era stato mobilitato. E Mobilitato s’intitola il libro che suo figlio Francesco gli ha voluto dedicare riportando alla luce il diario di guerra del padre. Francesco Pavia è anch’egli carabiniere, come pure suo figlio. Tre generazioni dedite alla Benemerita. Francesco e la sua famiglia abitano a Fermo. E a Fermo, venerdì 22 settembre, nell’auditorium dell’ex chiesa di San Filippo, è stato presentato il volume che raccoglie le dolorosissime esperienze di Pietro spedito sul fronte Greco-albanese. La vicenda si snoda a cavallo e subito dopo l’otto settembre del 1943. Anno terribile. È il giorno in cui viene annunciata via radio la firma dell’armistizio firmato dal gen. Badoglio, armistizio tra Italia e i cosiddetti Alleati, sottoscritto il 3 settembre a Cassibile. Sono i giorni convulsi quando i vertici delle istituzioni italiane abbandonano Roma. Il capo del governo Pietro Badoglio, il re Vittorio Emanuele III, diversi generali e il principe Umberto, che sarebbe invece voluto restare nella capitale, fuggono al Sud. Al loro passaggio, la gente è indignata, specie a Chieti. È il caos. I nemici di prima diventano quasi amici, gli alleati di prima diventano avversari. Pietro Pavia cerca la via di casa. La cerca nel freddo atroce delle montagne albanesi e serbe, camminando a piedi scalzi, assalito dai briganti, arruolato nella Brigata Erzegovina, catturato dai tedeschi e internato, senza diritti, nel Dulag 172. Il pensiero è ai suoi, all’Arma, a Maria Santissima del Soccorso. Tornerà. Nelle prossime settimane, davanti alla sua abitazione, sarà posta la Pietra d’inciampo, a memoria dei suoi patimenti. Il figlio Francesco ha ritrovato il diario nascosto del padre. "Non parlava quasi mai della sua spaventosa esperienza" ha detto nella presentazione cui hanno preso parte i vertici dell’Arma fermana, Questura e Guardia di Finanza, il generale dei Carabinieri Alessandro Gentili, l’editore Livi, il sindaco Calcinaro e un pubblico enorme. Francesco, mandato in missione in Serbia, ha voluto ripercorrere le stesse strade percorse dal padre. La presentazione del libro è iniziata con una domanda: "Quanto sappiamo delle vicende dei nostri padri?". Francesco Pavia ha voluto sapere. Per onorare un padre, un carabiniere, un devoto.
Adolfo Leoni