Il long Covid si fa sentire: "In tanti chiedono visite"

Il medico Italo Paolini: "Gli esami più richiesti sono stati soprattutto cardiologici e pneumologici. Noi abbiamo cercato di fare da filtro, alcuni non servivano"

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Long Covid e sintomatologia ad esso correlata: nel Piceno non sono mancati casi di persone che ne hanno sofferto (soprattutto nelle fasi precedenti della pandemia) e che hanno manifestato l’insieme dei disturbi clinici che permangono, appunto, dopo l’infezione da Sars-Cov-2. Si va dalla stanchezza cronica (astenia) ai problemi di memoria e concentrazione, ma anche affanno e dolore o senso di oppressione al petto. Insomma, tutta una serie di fastidi che, inevitabilmente, hanno fatto registrate un aumento delle richieste di visite specialistiche, soprattutto cardiologiche, pneumologiche e neurologiche, e di esami diagnostici come tac e eco-cuore. "Gli esami più richiesti nella post infezione da Covid-19 – dice il medico di medicina generale Italo Paolini – sono stati soprattutto quelli cardiologici e pneumologici. Sia per casi, per fortuna ora sempre più rari, legati ad interessamento polmonare, sia per la paura delle pericarditi: per tutti i dolori toracici sono stati richiesti accertamenti specifici che escludono l’infiammazione del pericardio, come ad esempio l’eco-cuore. Per una percentuale di pazienti c’è stato bisogno anche di valutazioni neurologiche. Tutto questo, però, soprattutto nel post Covid di qualche mese fa. Spesso, però, noi medici di medicina generale abbiamo cercato di fare da filtro e molte delle richieste di controllo sono state stoppate perché non erano necessarie. Ci sono stati poi casi di persistenza di affanno o tosse, o di dolori toracici anteriori, per i quali è stato opportuno far eseguire l’esame. Tra i miei assistiti ho anche avuto qualcuno che dopo la malattia ha manifestato difficoltà di concentrazione e astenia, dai quali ne sono venuti fuori solo dopo alcuni mesi. Oppure, chi aveva già problemi respiratori e ha contratto il Sars-Cov-2 li ha visti accentuarsi, e dunque c’è voluto del tempo per riprendersi". "Ora – continua Paolini – il quadro clinico di chi si ammala di Covid-19 è completamente diverso. C’è un 50% di soggetti totalmente asintomatico, o con lievissimi sintomi, che esegue il tampone per altri motivi, come ad esempio per sottoporsi a un intervento chirurgico, e scopre di essere positivo. C’è poi un 40% con un forte raffreddore, quindi con interessamento delle prime vie aeree, e un 10% con sintomi più intensi come tosse, dolori muscolari, diarrea e febbre. Però, si tratta sempre di forme che si risolvono al massimo in sette-dieci giorni, se non prima. Il virus sta diventando endemico, ci dobbiamo convivere. Non ha più senso, secondo me, trattarlo da pandemia, ovvero che in caso di positività la persona deve stare in isolamento sette giorni. Ma bensì deve essere affrontato come un’influenza, e dunque se stai male rimani a casa, non appena stai bene torni a condurre una vita normale".

Lorenza Cappelli