
Il granchio blu ora preoccupa anche la marineria sambenedettese e in particolar modo i vongolari e i coltivatori di cozze. "Il granchio blu – spiega Sisto Bruni, presidente del Circolo di Legambiente di San Benedetto – come le altre specie aliene che iniziano a popolare il nostro mare a scapito delle specie autoctone è un esempio delle conseguenze dell’innalzamento della temperature dal mare".
Perché è tanto temuto?
"Perché è vorace. Specie autoctona degli Usa, ora si sta diffondendo anche da noi. Grazie alla forza delle sue chele riesce a bucare i gusci di vongole e cozze e a mangiarne tantissime mettendo in difficoltà i vongolari e i coltivatori di cozze. Anzi la perdita delle cozze ha un impatto molto negativo sull’ecosistema marino. Infatti, le cozze oltre ad essere un ottimo alimento svolgono anche un’importante funzione depurativa del mare".
Come tutelare la biodiversità?
"Dobbiamo monitorare il nostro mare per capire l’evoluzione delle specie ittiche ma anche delle alghe. Legambiente a livello nazionale con il proprio staff di scienziati ed esperti svolgo un importante ruolo di ricerca e questo ci permette di avere delle conoscenze sempre aggiornate e tempestive. Siamo consapevoli che le spiagge e le aree costiere sono tra le zone più fragili e in sofferenza della Penisola. A pesare in primis gli impatti della crisi climatica, il riscaldamento delle acque del mare, e soprattutto gli eventi meteo estremi che colpiscono sempre di più i comuni costieri e che Legambiente ha mappato per la prima volta nel suo nuovo report.
Quant’è grave la crisi del clima?
"Anche solo un grado in più genera conseguenze molto pericolose perché va ad impattare sul fondale marino. È nostra intenzione proporre la creazione di centri di supervisione e di controllo dei cambiamenti della biodiversità marina per il controllo di specie aliene e non autoctone. Nel nostro territorio possiamo avere la disponibilità di ricercatori che sono all’interno della sede di San Benedetto dell’Università di Camerino. Per fare questo, ovviamente, occorre il supporto delle istituzioni".
Le conseguenze dell’innalzamento della temperatura del mare, secondo il rapporto di Legambiente, sono contenute nel ’Piano di adattamento ai cambiamenti climatici’ adottato nelle Marche. Nel documento si sottolinea come le aree costiere costituiscano un elemento di estrema rilevanza vista l’interdipendenza tra settori chiave quali le risorse idriche, gli ecosistemi, il turismo, i trasporti, la pesca e l’itticoltura, mentre i maggiori pericoli che derivano dal cambiamento climatico includono l’aumento della temperatura, l’intensificazione delle ondate di calore, l’aumento in intensità e frequenza degli eventi estremi di precipitazione, l’aumento del livello medio mare e il relativo incremento nella frequenza e durata di eventi di inondazione costiera. L’intensità e la frequenza delle mareggiate causerà la perdita di parte della spiaggia emersa, dove sono localizzate molte strutture ed infrastrutture, tra cui quelle di trasporto, e aumenteranno i fenomeni di inondazioni urbane che coinvolgono edifici e infrastrutture.
Vittorio Bellagamba