Il murale di Gentili distrutto: "Un’offesa contro le donne"

Il murale dedicato alle donne viaggiatrici, realizzato da Carlo Gentili nella stazione di Tolentino, è stato distrutto per lavori di consolidamento sismico. Il pittore denuncia vandalismo e mancanza di rispetto.

Il murale di Gentili distrutto: "Un’offesa contro le donne"

Il murale dedicato alle donne viaggiatrici, realizzato da Carlo Gentili nella stazione di Tolentino, è stato distrutto per lavori di consolidamento sismico. Il pittore denuncia vandalismo e mancanza di rispetto.

Il murale di 33 metri quadri, dedicato dal pittore grottammarese Carlo Gentili alle donne che viaggiano, realizzato all’interno della stazione ferroviaria di Tolentino, è stato completamente distrutto. Secondo quanto affermano le Ferrovie dello Stato, "l’intervento si è reso necessario per consentire i lavori di consolidamento sismico dell’intero fabbricato viaggiatori e la posa in opera di un intonaco armato che ha richiesto la rimozione di quello vecchio dove poggiava il murale. "Ho rischiato un improvviso malore quando domenica ha scoperto il misfatto – ha affermato Carlo Gentili –. Si tratta di un’offesa nei confronti delle donne cui il dipinto era dedicato e di una gravissima operazione di stampo vandalistico: distruggere l’opera d’arte dedicata all’universo femminile risulta un atto inqualificabile e gravissimo. Verranno da me informati il Presidente Mattarella e le più alte cariche dello Stato. Grazie a quel dipinto la stazione di Tolentino era divenuta la prima in Italia dedicata alle donne".

Il Comune, che aveva pagato l’opera, si difende dicendo che dalle Ferrovie è arrivata la comunicazione di revoca del comodato d’uso di quello spazio. Gentili parla di grave leggerezza, di offesa nei confronti del mondo femminile e di gravissima operazione di stampo vandalistico. "Avremmo potuto fotografare il murale e poi riproporlo sullo stesso spazio con altri materiali, oppure avremmo potuto concordare di realizzarne un altro magari con più personaggi, dopo i lavori, invece hanno preferito distruggere un’opera d’arte senza battere ciglio".

Marcello Iezzi