di Flavio Nardini
Una provincia più vecchia e con meno abitanti. È la fotografia del Piceno, dove da anni siamo abituati ad assistere a un crollo demografico che sembra inarrestabile. La novità, stavolta, sta in un altro numero: ci sono più pensionati che lavoratori. Per 97 occupati ci sono infatti 100 persone a riposo. Il dato emerge da un’analisi del Sole 24 Ore: la nostra Provincia è una delle 39 in Italia dove c’è stato il sorpasso. Nella classifica è soprattutto il Sud a essere in affanno (le peggio sono Reggio Calabria, Catanzaro, Crotone e Messina), mentre nelle Marche a fare compagnia ad Ascoli c’è Ancona (94100). Messe meglio ci sono Macerata (104 su 100), Fermo (109100) e soprattutto Pesaro-Urbino (115100). Insomma, la sostenibilità non fa rima con Piceno, anche in un periodo dove l’occupazione è ai massimi storici. D’altronde le statistiche dell’Istat sono impietose: basta guardare il 2021, dove praticamente un abitante su 3 dei 201.445 residenti è in pensione. O all’ancora più impietoso confronto tra over 65 e under 18: quasi il doppio nel Piceno, oltre il doppio nel capoluogo. Siamo vecchi e facciamo pochi figli, un calo costante negli ultimi anni: 1.189 nati nel 2022, 1.202 nel 2021, 1.239 nel 2020, 1.251 nel 2019.
Ma siamo anche sempre meno, con un declino che sembra inarrestabile soprattutto nelle zone interne perché la costa e la vallata riescono a tenere. Soffre, tantissimo, Ascoli. A fine febbraio i residenti erano 45.503, 12 mesi prima 46.031, a fine 2020 47.301, nel 2019 47.926 e via via a crescere. Il bilancio è in perdita per svariati motivi: ci sono più morti (701 nel 2022) che nascite (255); ci sono più persone che se ne vanno in altri Comuni (929 nel 2022) rispetto a quelle che arrivano (814). E ci sono persino più persone che se ne vanno all’estero (174 nel 2022) rispetto a chi sceglie una nuova vita qui (110). Numeri in perdita, ovunque. E a distanza di 7 anni non si possono più far ricadere tutte le colpe sul terremoto.
Tra le possibili cause, in ordine sparso: ci sono poche abitazioni disponibili e i prezzi non sono competitivi rispetto ai comuni limitrofi, ma a San Benedetto il costo è superiore ma la popolazione regge (46.983 a febbraio contro 46.962 dell’anno precedente). La zona industriale fa avvicinare sicuramente le persone alla Vallata, attirata anche da case più nuove e a costi inferiori. I giovani cercano un futuro altrove, restando nelle città dove studiano. Mentre l’Università sotto le cento torri, come abbiamo mostrato in un recente servizio, è in forte sofferenza: 300 studenti persi in un anno.
Le priorità sembrano dunque queste: creare occasioni per i più giovani, attirare ragazzi dalle altre province con facoltà importanti, e soprattutto dare servizi agli studenti. Gettare le basi per una politica dell’abitare che crei condizioni interessanti per giovani famiglie che non possono permettersi cifre esorbitanti, soprattutto in un periodo in cui i mutui sono arrivati alle stelle. Rendere la città più raggiungibile: i collegamenti sono pessimi, tra ferrovie dei Mari sognate da oltre 100 anni e mai realizzate e un’autostrada che il più delle volte trasforma il viaggio in un incubo.
Sono necessari progetti ambiziosi dalla politica e servono in fretta, perché il trend è impietoso: di questo passo in meno di 10 anni Ascoli si troverà con meno di 40mila abitanti mentre il Piceno scenderà sotto quota 200mila probabilmente già alla fine del 2023. Numeri che nel panorama nazionale sono destinati a contare pochissimo.