
Otello Ratta: "Le notevoli reticenze non aiutano, ma la profondità è contenuta"
Otello Ratta, perito tecnico navale, di San Benedetto, che ha partecipato e risolto casi delicati avvenuti in mare e all’interno del porto cittadino, è stato nominato dai familiari delle vittime dell’affondamento del Rita Evelin come tecnico subacqueo.
Che idea si è fatta fin da subito su questo caso? "Col passare del tempo aumentavano gli interrogativi relativi al recupero dell’imbarcazione Rita Evelin. Perché la profondità è contenuta intorno ai 75 metri, quindi non ostacolava particolarmente le operazioni di ispezione, sia interne che esterne allo scafo. Parliamo di un’imbarcazione di 17 tonnellate di stazza netta".
Quali elementi è riuscito a trovare in questi anni? "Non ho mai eseguito un’immersione sul punto dell’affondamento nonostante mi sia offerto volontario per il recupero delle salme e nello stesso tempo per una ispezione all’intera imbarcazione, al fine di favorire la ricostruzione dell’accaduto".
Quali difficoltà state incontrando per fare piena luce sull’affondamento del Rita Evelin? "Le notevoli reticenze. Nel completo mosaico della verità ogni tassello viene occultato o allontanato, poiché non c’è alcun interesse delle persone chiamate, di poter erigere un ponte di dialogo. L’azienda di lavori subacquei e quella del pontone per il suo recupero, che non è stato mai eseguito, non hanno fornito chiarimenti sulle motivazioni della rinuncia. Come fa un pontone che solleva oltre 200 tonnellate a non riportare in superficie un peschereccio di 17 tonnellate".
Che cosa ha scoperto di importante che può cambiare la situazione e cercare di riaprire il caso? "Sulla base dei filmati acquisiti da Gianni Lennes essendo scrupolosamente visionati, emergono particolari di fondamentale importanza. I cavi d’acciaio sono posizionati in maniera equidistante tra essi, regolati e ordinati dalle marche di profondità color rosso in adiacenza del varicello che recupera i cavi delle reti. Uno presenta una cocca (aggrovigliamento del cavo che impedisce lo scorrimento lineare in fase di lavoro) e il secondo cavo è stato tagliato di netto e entrambi sono sul fondale accanto all’imbarcazione. Altri due recuperati da un peschereccio insieme alle reti, presentano vistose tracce di vernice di anti vegetativo".
Secondo lei ci sono possibilità, dopo questo libro denuncia, di riaprire il caso Rita Evelin? "In base alla ricostruzione dell’accaduto possiamo sostenere che oggi sia doveroso recuperare il relitto, perché le superfici interessate dello scafo (opera viva) possono fornire delle prove inconfutabili dichiarate dal comandante del peschereccio, che ha raccontato d’aver sentito un forte colpo e da lì a breve tempo l’imbarcazione è affondata. Ci sono troppe incongruenze sulle versioni acquisite o fornite durante il dibattimento".
Marcello Iezzi