Il test di Capodarco dopo la pandemia "Sessanta ragazzi in cerca di aiuto"

Educatori e Ambito sociale in azione alla fermata del pullman per ascoltare gli adolescenti: molti lasciano il proprio numero di telefono per essere richiamati, boom di contatti in pochi mesi

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Li trovi al terminal gli adolescenti fermani, alla fermata dei pullman che è un po’ la piazza di oggi. È lì che da qualche mese si muovono gli educatori del progetto coordinato dalla comunità di Capodarco, insieme con l’Ambito sociale, una iniziativa che ha consentito, da settembre 2021, di intercettare più di 60 ragazzi, molti dei quali lasciano il loro numero, chiedono la possibilità di chiacchierare ed essere ascoltati. Racconta il direttore della comunità, Riccardo Sollini: "Vengono costruiti legami che non hanno fini di invio o di presa in carico, ma semplicemente di relazione, in cui spesso il disagio e la solitudine vengono fuori come mostri da cui fuggire. Anche qui la base di partenza del servizio è quello di avere confini molto ampi con un’architettura di servizio che ha come obiettivo il mettersi a disposizione". Su questo Sollini ha realizzato un ebook. Che fine ha fatto l’adolescenza o meglio, dove sono i nostri ragazzi, cosa pensano, come hanno vissuto questi ultimi anni e soprattutto, cosa chiedono e di cosa hanno bisogno? Queste le domande cui Sollini prova a dare una risposta: "Adesso che la situazione pandemica rientra finalmente nella normalità ci accorgiamo che qualcosa abbiamo lasciato indietro, scrive Sollini. Tuttavia, l’attenzione, ancora una volta, arriva perché assistiamo all’incapacità relazionale ‘in presenza’ dei nostri ragazzi, perché le situazioni di violenza aumentano, tornano ad apparire articoli di cronaca nera su questioni legate agli adolescenti". La parte finale del libro diviene così un resoconto, nel quale condividere le esperienze ‘The tube’ e ‘The Terminal’, due proposte divenute progetto, che la Comunità sta portando avanti nel territorio fermano dal 2019. Incredibile il successo del The Tube, il centro operativo nato a Santa Caterina e diventato un luogo di riferimento importante, il direttore specifica che, nella costruzione dello spazio, è stato usato quello che il pedagogista Andrea Canevaro chiama ‘processo di umanizzazione’: "La famiglia, i ragazzi diventano sin dal principio co-costruttori di un progetto educativo-relazionale in cui ciascuno ha una parte e gli operatori co-protagonisti di percorsi generativi di trasformazioni biografiche. Al The Tube è l’adulto che chiede di poter entrare nel mondo dei giovani, con rispetto, per comprenderlo insieme. Abbiamo attivato percorsi di ‘Peer Education’ con cui anche i ragazzi fuori età (oltre i 17 anni), restano parte del The Tube attraverso una modalità atta a valorizzare la capacità di aiutarsi, attraverso l’assunzione di responsabilità e risoluzione di problemi. Nella logica di non legarsi fisicamente ad un luogo, abbiamo strutturato percorsi di ingresso nelle scuole, dove nel pomeriggio nei locali scolastici, vengono proposte le stesse attività del centro, per intercettare la solitudine dei ragazzi e provare a costruire con loro un futuro migliore"

Angelica Malvatani