In piazza per Giulia. La rabbia delle ragazze: "Domani potrebbe toccare a una di noi"

Al grido di "tutti bravi ragazzi finché non ci ammazzano" attivisti ma anche cittadini comuni hanno protestato davanti a Palazzo dei Capitani: "Ora si educhino i maschi a rispettare le donne".

In piazza per Giulia. La rabbia delle ragazze: "Domani potrebbe toccare a una di noi"

In piazza per Giulia. La rabbia delle ragazze: "Domani potrebbe toccare a una di noi"

Non un ‘amore malato’, non una ‘tragedia passionale’, ma solo una violenza che strappa la vita a Giulia Cecchettin, ennesima vittima di un meccanismo d’odio che sembra essere una costante nel paese. Una costante, non un evento eccezionale. I dati sui femminicidi avvenuti in Italia, resi pubblici dal Viminale parlano chiaro, e fanno paura. 285 gli omicidi totali registrati in un anno: 102 vittime donne, di cui 82 uccise in ambito familiare e affettivo. E 53 donne che hanno perso la vita da gennaio 2023 per mano di un ex partner. Anche Ascoli condivide il dolore della tragedia, e, in ricordo di Giulia Cecchettin e di tutte le donne vittime di femminicidio, si è riunio ieri in Piazza del Popolo. L’evento è organizzato e promosso sui social da Liber? Tutt?, gruppo transfemminista intersezionale che opera nella provincia. "Tutte sapevamo fosse morta. Ammazzata da un ex che non accettava che si laureasse prima" scandiscono le ragazze, ma anche i tanti ragazzi, dalla scalinata di Palazzo dei Capitani: "Se qualcuno ha diritto di fare casino siamo noi. Siamo il grido altissimo e feroce di chi non ha più voce" gridano ancora.

"Se domani tocca a me", questo il titolo della manifestazione: si tratta del primo verso della poesia dell’attivista peruviana Cristina Torres Cáceres, datata 2011 ma pubblicata dalla sorella della vittima, e divenuta così virale sui social. "Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima" scrive l’autrice, e a condividerlo sono le tante donne scese in piazza per un "abbraccio collettivo". Lo scopo è condividere la paura di poter essere una di quelle 102 vittime, ma soprattutto urlare basta. "La sconfitta più grande – concludono – è che non importa se vediamo i segnali prima, e non andiamo all’ultimo incontro, il finale non cambia".

Ottavia Firmani