Indennizzi tagliati, le volanti sul piede di guerra: "Ora la cassa"

È un’ennesima, inopportuna beffa, quella che in questi giorni stanno vivendo gli armatori e i marinai di stanza a San Benedetto. Dopo il muro del Ministero delle Politiche Agricole contro la richiesta di modifica al fermo pesca, le volanti della riviera si sono viste diminuire l’indennizzo annuale destinato agli equipaggi: 886 euro, mentre prima si viaggiava ben oltre i 1.000. "Una cifra del genere, per i due mesi di fermo obbligatorio del 2021 – novembre e giugno-luglio, nda - è un’elemosina – dice Enzo Raffaele, tra i principali armatori della costa Picena - E a ciò si deve aggiungere che l’indennizzo è previsto solo per gli equipaggi per i fermi di specie, mentre alle barche non viene riconosciuto niente. Prima c’era un risarcimento anche per le imprese, dal momento che la nostra pesca era classificata ‘a strascico’, ma dal 2019 tutto questo non esiste più, e di conseguenza le barche non ottengono alcun indennizzo. Per quanto riguarda gli equipaggi, in ogni caso, si parla di 300 o anche 400 euro in meno, visto che dei 30 giorni persi ora ce ne vengono pagati solo 20". La crisi per la categoria va avanti da mesi, e su di essa grava anche il caro carburante che rende ogni uscita in mare economicamente svantaggiosa. Queste attività però danno da vivere a decine, centinaia di famiglie. "Adesso restiamo a terra e riprenderemo l’attività dal 1° dicembre con la pesca volante – continua Raffaele - A inizio autunno inviammo delle richieste al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ma non ci fu dato ascolto: entro pochi giorni pertanto formuleremo altre proposte riguardo le quote e il fermo. Chiederemo che i due mesi di fermo del piccolo pelagico – le sarde, nda – si effettui in periodi consecutivi, ovvero agosto e settembre: quello che ci danneggia di più è il doverci fermare e riprendere in continuazione".

In aggiunta, si esorterà il governo ad applicare le quote di pescato che ciascuna azienda può accaparrarsi, in modo da ripristinare una pur minima equità in un mercato che, a detta degli operatori, è divenuto incontrollabile. "C’è poi anche il discorso della Cisoa – conclude l’armatore - è un anno che la stiamo aspettando ma ancora non l’abbiamo ottenuta. Questa misura è entrata in vigore dal 1° gennaio ed è migliore della cassa integrazione in deroga, perché tutela tanto il personale quanto le imprese: il primo viene pagato per tutte le giornate perse e le imprese, per lo stesso periodo, non pagano i contributi. Ad oggi però non è stata ancora messa in atto".

Giuseppe Di Marco