La Caritas accoglie i profughi: "Aiutateci"

Dopo l’emergenza Covid, gli sfollati dall’Ucraina. Sprecacè: "E c’è sui social chi polemizza dicendo che abbandoniamo i no vax"

Migration

C’è bisogno di tutto e di tutti. C’è bisogno di stringersi attorno alle Caritas diocesane che stanno esercitando il massimo sforzo su due fronti, quello dell’emergenza Covid, che non è affatto terminata e quello dell’accoglienza dei profughi ucraini. "La Caritas diocesana ha già erogato oltre 300 mila euro per l’emergenza Covid e adesso ha già trovato 10mila euro per la prima accoglienza dei profughi che arrivano dall’Ucraina – afferma Marco Sprecacè, operatore Caritas di San Benedetto –. Chi lo desidera può aiutarci e sul sito della Caritas, su Facebook e su Istagram trova il vademecum su come poter supportare le persone che arrivano e su come le famiglie possono mettere a disposizione gli alloggi". Mercoledì sera si è tenuto il coordinamento Caritas parrocchiale con il responsabile don Gianni Croci che ha fatto appello a tutte le parrocchie di farsi trovare pronte ad accogliere persone che arrivano stremate da lunghi viaggi. "Grazie alla capillarità degli interventi stiamo dando supporto a tutti, vaccinati e non vaccinati e senza guardare alla religione professata – continua Sprecacè – Ci hanno sorpreso le polemiche sui social di chi ci dice che accogliamo gli ucraini e abbandoniamo gli italiani non vaccinati. Non è così. Anche quelli senza Green pass vengono alla nostra mensa, in una saletta a parte e prendono alimenti e vestiti come tutti gli altri. Al momento abbiamo più di 30 alloggi che ci sono stati messi a disposizione e stiamo assistendo in toto una trentina di ospiti. Voglio precisare che se arrivano persone che non passano attraverso la Caritas, ma che hanno poi bisogno di supporto con cibo e vestiti, possono ugualmente rivolgersi a noi".

Una donna ucraina, solida economicamente, ma che non può prelevare ancora denaro ai bancomat, è fuggita con la sua macchina, portandosi dietro alcune persone sconosciute, in fuga, incontrate lungo la strada. Sono ora assistite tutte dalla Caritas. "Abbiamo bisogno di un sostegno concreto sia logistico sia economico – conclude Sprecacè – ma anche di interpreti, perché queste persone non parlano italiano e neppure inglese. Chi può farlo si recasse nelle chiese per dare una mano alle Caritas parrocchiali". Intanto anche i Comuni, in primis San Benedetto, si stanno coordinando con la Caritas, i cui uffici ora sono aperti anche di pomeriggio, per ottimizzare gli aiuti.

Marcello Iezzi