La città si ferma per Costantino: Rozzi resta simbolo delle Cento torri

Come ogni 18 dicembre l’indimenticato Patron viene ricordato dagli ascolani che a 28 anni dalla sua scomparsa non smettono di commuoversi: oggi in duomo messa in suo onore

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Da 28 anni a questa parte, nella giornata del 18 dicembre la città di Ascoli si ferma per rendere onore al suo uomo simbolo, all’imprenditore ‘principe’ del Piceno, al suo Presidentissimo. Costantino Rozzi, infatti, non è stato solo il patron della squadra di calcio, non è stato solo il costruttore edile che ha dato lavoro a migliaia di ascolani, non è stato solo il ‘vulcanico personaggio televisivo’ che ha fatto la fortuna del ‘Processo del Lunedì’ di Aldo Biscardi. Costantino Rozzi è stato e rimarrà sempre il simbolo della città di Ascoli, l’uomo che ha portato la Città delle Cento Torri fuori dalla Vallata del Tronto fino alla ribalta nazionale. Nessuno è mai stato come lui e la sua scomparsa ancora oggi provoca commozione e tristezza. Due sentimenti che gli ascolani tutti, e non solo i tifosi del Picchio, proveranno questa mattina alle ore 11 quando verrà celebrata la Messa commemorativa in ricordo di Costantino Rozzi, Saranno presenti tutti i familiari, i figli Anna Maria, Fabrizio, Antonella e Alessandra e tutti i nipoti compreso l’ultimo arrivato il piccolo Costantino che avrà il compito di proseguire la strada tracciata dal fantastico nonno.

Di sicuro è impossibile per tutti dimenticare quel 18 dicembre del 1994. La squadra aveva appena battuto per 3-0 il Pescara: un ultimo bello, ma inutile regalo al patron che dopo poco se ne andò a causa di un’emorragia digestiva che non gli lasciò scampo. Si stima che oltre 20.000 persone resero omaggio alla salma durante i funerali celebrati nella Cattedrale di Sant’Emidio da Monsignor Baldassare Riccitelli, il suo grande amico e padre spirituale.

Rilevò quasi casualmente la carica di presidente della Del Duca Ascoli, il 6 giugno 1968, su proposta del consiglio direttivo. Rozzi accettò a malincuore. Non amava il calcio, considerava quelli che andavano la domenica allo stadio dei pazzi invasati.

Dichiarò che avrebbe assunto la carica per un solo anno, giusto il tempo di risanare il bilancio in deficit e ‘traghettare’ la società fino alla nomina di un nuovo patron. Ma non andò così. Rozzi si appassionò così tanto al calcio e alla sua squadra che non solo rimase alla guida della società bianconera fino alla fine dei suoi giorni, ma promise di volerla portare in Serie A e ci riuscì. Fino alla morte di Rozzi la compagine di corso Vittorio Emanuele ha disputato ben quattordici campionati di massima serie, dei 16 totali, conquistandosi così una tradizione di tutto rispetto fra le società di calcio italiane.

Grazie al contributo di Costantino Rozzi l’Ascoli è diventata la società calcistica più blasonata delle Marche e una delle più importanti del centro Italia. Di certo, quando si parla di Costantino Rozzi non si può non legare il suo nome all’allenatore Carletto Mazzone oggi ottantacinquenne che ha formato con il Presidentissimo un’accoppiata stravincente, come mai nessun’altra, e capace di scrivere le più belle pagine della storia ultracentenaria dell’Ascoli Calcio.

Ci manchi tantissimo Presidè.

Valerio Rosa