Il libricino è un gioiello. Stefano degli Esposti, Claudia Colletta e Eleonora Paniconi lo hanno pubblicato per l’Associazione R&V di Capodarco. È uno spaccato della storia degli ebrei che trovarono casa e commerci a Fermo. E soprattutto è una indagine su un personaggio fuori dal comune: "Immanuel Romano. Poeta ebraico nella Fermo medievale" titolo anche del volumetto. È toccato alla Paniconi approfondire la figura del più grande poeta ebreo in Italia. Ne ha scritto, collegando Immanuel a Fermo nell’ultima parte della sua esistenza. Ma, parlando di Manuello Giudeo o Immanu’el ha Romi (gli altri suoi nomi), traccia un’immagine poco conosciuta ai più della Fermo trecentesca. Immanuel nacque a Roma, probabilmente nel 1261. Allievo di suo padre Shelomoh, condusse seri ed impegnati studi rabbinici. Dotato di una memoria eccezionale, fu sofer, segretario della comunità ebraica romana. Aveva interessi ampi: dalla teologia alla letteratura biblica e talmudica, dalla filosofia araba e cristiana sino alla poesia. È molto probabile che, anche se la questione è molto dibattuta dagli storici e letterati, abbia incontrato Dante a Verona, presso la corte degli Scaligeri di Cangrande della Scala. Entrambi fuggiaschi, entrambi esuli, entrambi alla ricerca di un luogo dove riposare, studiare, pubblicare, trovare conforto allo spirito e al corpo. La Paniconi lo coglie riproponendo quel passo dantesco che recita: "a cercar lo pane altrui". Ad avvalorare l’incontro e l’amicizia con l’Alighieri starebbero a dimostrarlo gli scritti dell’ebreo su Inferno e Paradiso, la discesa e la salita accompagnato da Daniele, che certuni individuano proprio in Dante. Ed ecco entrare in ballo Fermo. Fuggito da Roma, dopo una peregrinazione nel centro Italia, Manuello raggiunge Fermo, trovando "dimora e protezione presso il "Sar", signore colto e legato all’ambiente dei banchieri". A volte il Sar è definito principe E proprio a Fermo, e proprio grazie al Signore che lo ha preso sotto la sua ala, il poeta ebreo assembla quanto di nuovo e quanto già scritto in precedenza. Nasce così l’opera maggiore di Manuello: il Mahbaroth in 28 capitoli. Ma cosa emerge della Fermo del XIV secolo? Emerge una città ricca di fermenti culturali ed economici; sede di una sorta di "corte": quella appunto del Sar; luogo di accoglienza, anche interessata, dei diversi, come potevano apparire gli ebrei; centro di affari e di ampi commerci. Manuello morirà proprio in questa città nel 1332.
Adolfo Leoni