
Massimo Pulcinelli
La quasi totalità della città ha scaricato definitivamente l’Ascoli Calcio a tinte romane della famiglia Pulcinelli. Il tunnel senza uscita ormai è stato imboccato e non c’è più una possibile via di ritorno. Sebbene fino a qualche tempo fa l’imprenditore a capo della nota catena Bricofer poteva vantare sotto le cento torri delle simpatie e un buon seguito di tifosi, allo stato attuale dei fatti ciò che oggi emerge in maniera lampante è la ben ampia sfiducia nei confronti di questa proprietà. I numeri e i risultati sportivi prodotti saranno ricordati all’interno dell’ultracentenaria storia del Picchio come una delle pagine peggiori, se non la peggiore, mai fatti registrare nel capoluogo piceno. Tutto è stato segnato dalla drammatica serata del 10 maggio 2024. Un accadimento eclatante e capace di tracciare un solco netto e irreversibile tra ciò che è stato il prima e il successivo dopo. Fatti e avvenimenti di fronte ai quali tifosi, più e meno veraci, hanno letteralmente perso il controllo dando vita ad una delle pagine di cronaca più brutte degli ultimi anni. La vittoria ottenuta in campo contro il Pisa (2-1) di fatto non è servita a nulla e dopo 9 stagioni così il club è stato costretto a scivolare di nuovo nel profondo crepaccio della serie C. La rabbia furiosa e incontrollata avuta al termine della partita da una città da sempre appassionata di calcio, ma da tempo in evidente stato di sofferenza, è sfociata nell’esplosione di una bomba sociale che si stava già caricando da qualche anno. Il bilancio è stato pesantissimo sotto tutti i punti di vista. Sia per l’immagine della città, che per l’Ascoli Calcio, come per tifosi e forze dell’ordine. Queste ultime costrette a contare i numerosi agenti finiti al pronto soccorso soltanto per aver svolto il proprio lavoro. Le insofferenze erano già partite nel 2020 quando iniziarono a manifestarsi i primi malumori contro l’attuale proprietà. Alla lunga il castello di menzogne eretto nel corso degli anni, i continui stravolgimenti tecnici e la poca chiarezza mostrata anche dinanzi a situazioni certe, hanno via via fatto sgretolare il tutto.
Quello che però è mancato di più durante questi sette anni è stata quella stessa passione che solo una città orgogliosa e tenace come Ascoli poteva sprigionare. In certi momenti onorare il passato e ricordare nomi come quello del presidentissimo Costantino Rozzi è diventato quasi scomodo. Tutti segnali eclatanti di un amore probabilmente mai sbocciato.
Massimiliano Mariotti