La vittima più giovane: "Avevo capito subito che la mia Marisol non ce l’aveva fatta"

Appena un anno e mezzo e il sisma se l’è portata via. Il papà: "Rivivo la frustrazione e l’incredulità di quei momenti sotto le macerie. Il dolore c’è tutti i giorni ma andiamo avanti per i nostri altri due figli".

La vittima più giovane: "Avevo capito subito che la mia Marisol non ce l’aveva fatta"

La piccola Marisol insieme al suo papà

Aveva solo diciotto mesi. E il terremoto se l’è portata via mentre dormiva, di notte, immersa nei suoi sogni. La vittima più giovane dello spaventoso sisma di otto anni fa fu la piccola Marisol, divenuta uno dei simboli di quella tragedia. I genitori, Massimiliano e Martina, non poterono far nulla per salvarla e tanta era la rabbia per una situazione talmente più grande di loro e di fronte alla quale erano completamente impotenti. I due, che all’epoca erano poco più che dei ragazzi, sono riusciti però a convivere con il dolore. Invece di abbattersi, con grande coraggio e dignità, si sono rialzati e hanno deciso di mettere al mondo altri due bambini: Paola, nata il primo settembre del 2017, quindi circa un anno dopo la scomparsa della piccola Marisol, e Niccolò, venuto alla luce appena un anno e mezzo fa.

Massimiliano Piermarini, cosa prova annualmente quando si avvicina la tragica data del 24 agosto?

"Sicuramente io e mia moglie proviamo un grande dolore, perché riviviamo quei momenti drammatici. Però dobbiamo riconoscere che siamo stati forti e, insieme, anche coraggiosi nel ripartire dopo quanto ci era accaduto. Nonostante passino gli anni, comunque, il ricordo di Marisol c’è sempre nei nostri cuori e non potrà mai scomparire. Ma abbiamo il dovere di guardare avanti, perché adesso dobbiamo crescere i nostri Paola e Niccolò".

Qual è, ripensando a quella notte, il primo pensiero che le torna in mente?

"L’incredulità che abbiamo provato. Nessuno avrebbe mai potuto aspettarsi che accadesse una cosa del genere. Non c’era stato nessun preavviso, nemmeno una scossa di avvertimento, nulla che ci lasciasse immaginare il disastro che stava per scatenarsi. Ecco, ricordo soprattutto questo: il senso di impotenza di fronte a ciò che stava accadendo".

Lei e sua moglie siete rimasti sepolti sotto le macerie per oltre quattro ore. Avete avuto paura di morire?

"Ovviamente sì. Più che altro, eravamo arrabbiati proprio perché consapevoli di non aver colpe e di non poter far niente per metterci in salvo. Ci pensò mio padre a prestarci il primo soccorso, prima che i vigili del fuoco riuscissero a estrarci dalle macerie".

Mentre si trovava lì sotto, aveva già capito che Marisol non c’era più?

"Sì, ci ho pensato subito che fosse accaduto qualcosa di estremamente grave. Di fianco a noi non la vedevamo e non riuscivamo neanche a percepire la sua presenza. La nostra Marisol era una bimba splendida, sempre sorridente, allegra e felice. Resterà sempre viva dentro di noi". Nel nome di Marisol, nei giorni successivi al sisma, furono promosse parecchie iniziative. Che effetto vi fa sapere che la piccola resterà nei cuori di tutti?

"Indubbiamente ci fa piacere. E’ vero, nel suo nome sono state promossi tanti progetti. Ad esempio, anche grazie al sestiere della Piazzarola, venne lanciata una raccolta fondi per acquistare strumenti musicali da destinare ai ragazzi della scuola di Arquata. Poi, a Marisol è stato anche intitolato l’orto che quotidianamente viene curato dagli studenti della scuola di Borgo. Ad Ascoli, invece, le è stato dedicato il piccolo parco giochi che si trova dietro al Gioli, in viale de Gasperi. Inoltre, ci sono ancora dei fondi a disposizione e stiamo elaborando un ulteriore progetto a favore dei più piccoli. Per ora preferisco non anticipare nulla, ma anche questo servirà a ricordare il sorriso della nostra meravigliosa bambina".

Matteo Porfiri