EMIDIO LATTANZI
Cronaca

"L’area marina protetta può far invertire la rotta"

Il Parco del Piceno torna al centro del dibattito, Rossi: "Efficacia dimostrata"

Massimo Rossi, promotore del parco

Massimo Rossi, promotore del parco

Di fronte al drastico calo del pescato lungo le coste marchigiane, e in particolare alla scarsità di pesce azzurro, il Parco Marino del Piceno torna al centro del dibattito come possibile risposta strutturale e definitiva. A rilanciare il tema è l’ex presidente della provincia di Ascoli Massimo Rossi, promotore del progetto, che sottolinea come la comunità scientifica, a livello internazionale, abbia da tempo indicato nelle aree marine protette la chiave per invertire la rotta. "È dimostrato che le aree protette permettono alle specie ittiche di riposare, crescere e riprodursi senza stress e senza l’alternanza continua tra periodi di pesca e fermi forzati. Quando la fauna marina si stabilizza, tende naturalmente ad espandersi anche al di fuori dei confini dell’area protetta. Lo dicono le ricerche scientifiche, non le opinioni", afferma Rossi, evidenziando come anni di provvedimenti e fermi biologici abbiano avuto risultati limitati se non del tutto nulli. Secondo Rossi, la scarsa presenza di pesce nelle Marche centro-meridionali è strettamente legata all’assenza di condizioni stabili che favoriscano la riproduzione. In altre parole, senza un ambiente protetto, il mare non riesce a rigenerarsi. "Senza stress e senza alterazioni, certe specie ittiche crescono e si riproducono con dati positivi e sorprendenti. Parliamo di un incremento esponenziale rispetto a quanto avviene oggi. Le aree marine protette sono anche luoghi di ricerca, ci aiutano a capire fenomeni naturali ancora sconosciuti e a salvaguardare gli stock ittici", spiega. La soluzione, quindi, esiste, ma resta inattuata. Rossi denuncia infatti la totale mancanza di volontà istituzionale nel dare seguito alla Legge quadro 394 del 1991, che prevedeva l’istituzione di due aree marine protette nelle Marche: una all’altezza del Conero e l’altra proprio davanti alla costa del Piceno. "A distanza di oltre trent’anni, non è nato assolutamente nulla. L’Adriatico è praticamente privo di protezioni ambientali significative, e questo lo stiamo pagando caro". La legge riconosce le aree protette come strumenti fondamentali per la tutela della biodiversità e degli ecosistemi, prevedendo piani di gestione, enti di controllo e finanziamenti statali. Ma la mancata attuazione sul territorio, per Rossi, ha lasciato scoperto proprio uno dei tratti di mare più fragili e in difficoltà. L’attuale crisi del pesce azzurro dimostra, secondo il promotore del Parco Marino del Piceno, quanto sia urgente colmare questo vuoto: non basta limitare la pesca o imporre fermi temporanei. Serve un progetto duraturo che crei una "nursery naturale" per le specie ittiche, offrendo un habitat stabile e protetto che favorisca la ripresa degli stock e, di riflesso, la sostenibilità dell’intero comparto ittico.

e. l.