L’arte Inuit a Fermo, sabato sarà aperta la nuovissima Sala Molinari

Colpo grosso al Museo Polare di Fermo. Sabato 21 maggio, alle ore 18 in corso Cavour 68, a Fermo, sarà aperta la nuovissima Sala Molinari che accoglierà la collezione di oltre cento opere d’arte, che la signora Anna Molinari ha voluto donare prima di morire a Renato Zavatti, Presidente dell’Associazione Esplorazioni Polari Italiane. Il gesto della gallerista milanese è partito dalla consapevolezza dell’importanza mondiale del Museo Polare di Fermo e dal riconoscimento del lavoro svolto dal grande esploratore Silvio Zavatti continuato da suo figlio Renato e da sua nipote Lucia, storica dell’arte. I pezzi provengono dal Canada Nord Occidentale, da quella terra ribattezzata Nunavut attualmente autogovernata dagli Inuit. "La collezione si compone – ha scritto l’antropologa Daniela Zanin, che sta curando il catalogo di prossima uscita - di circa un centinaio di sculture e utensili, in serpentino, steatite, osso e avorio, risalenti alla seconda metà del secolo XX, ai quali si aggiungono alcune grafiche ottenute grazie all’utilizzo di apposite matrici in steatite intagliate dagli scultori inuit canadesi". "Le statue – continua la Zanin - sono il risultato del felice connubio che si è creato tra innovazione e memoria e, seppur realizzate secondo i canoni dell’arte figurativa contemporanea, evocano il passato, quando la spiritualità connotava il credo animistico degli Inuit, i quali credevano fermamente alla pluralità di spiriti e alla potenza della natura. Non esisteva pertanto un pantheon di divinità da venerare bensì un insieme di personaggi mitologici da rispettare e perlopiù collegati al mondo naturale". Le opere condensano la vocazione degli artisti Inuit e rivendicano l’identità e il riscatto di un popolo che ha attraversato periodi non certo felici. Hanno inoltre un grande valore etnografico rivelando i propri sistemi di sussistenza e di vita familiare. Con questa nuova acquisizione, che va a sommarsi alle collezioni Zavatti, Malaurie, Gabbrielli, il Museo Polare di Fermo mostra tutta la sua vivacità e l’intenzione di candidarsi sempre più come un propulsore di iniziative, collegandosi con i centri più significativi che studiano l’Artico. Da tenere in considerazione, spiega il direttore dell’Istituto Geografico Polare, lo studioso Gianluca Frinchillucci, "che l’Italia è potuta entrare a far parte del Consiglio Artico proprio grazie alle scoperte degli esploratori tra cui Silvio Zavatti, oltre che il Duca degli Abruzzi, Guido Monzino e pochi altri". Quel Consiglio Artico che discute anche di nuove strategie geo-politiche e nuove rotte. Con la guerra in Ucraina, l’Artico è tornato protagonista. Frinchillucci ha partecipato recentemente con una relazione al Convegno nazionale riguardante quella parte del mondo. Renato Zavatti sottolinea l’importanza del Museo che si pone a disposizione di studiosi, ricercatori, università, fondazioni, scolaresche e turisti, e di quanti amano conoscere l’Artico e i suoi abitanti. Soddisfazione è stata espressa dal sindaco Paolo Calcinaro.

Adolfo Leoni