L’Asur sposa la tesi della difesa e chiede l’assoluzione di Wick

L’Area Vasta 5 coinvolta nella vicenda delle morti sospette perché gestore della struttura per anziani a Offida. Intanto tutti i parenti delle vittime si sono associati alla richiesta di ergastolo

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"Leopoldo Wick deve essere assolto". Questo ha chiesto l’Asur delle Marche nel processo che vede l’infermiere ascolano accusato davanti alla Corte d’Assise di Macerata di 8 omicidi premeditati e 4 tentati omicidi premeditati in relazione alle morti sospette avvenute nella Rsa di Offida tra il 2017 e il 2018 attraverso l’indebita somministrazione di farmaci. All’uomo, che ha sempre professato la sua innocenza, sono contestate le aggravanti dell’aver commesso i fatti con mezzi insidiosi, ripetute somministrazioni indebite di insulina e psicofarmaci. Sostanze farmacologiche che, per dosi ampiamente superiori ai range terapeutici e per la loro stessa tipologia, secondo l’accusa erano assolutamente controndicate. Nel procedimento è presente quale responsabile civile l’Asur Marche Area vasta 5, in quanto proprietario e gestore della Rsa. Il suo legale ha chiesto l’assoluzione di Wick sposando quella che è la linea difensiva dell’infermiere, i cui avvocati Voltattorni, Pietropaolo e Filipponi prenderanno la parola il prossimo 11 maggio per l’attesa arringa che si annuncia fin d’ora lunga e articolata. Anche l’Asur delle Marche ha puntato l’indice sulla catena di conservazione dei reperti che per questo non sarebbero utilizzabili nel processo ai fini del giudizio finale. Ma nel processo a Wick ci sono anche 46 parti civili; si tratta di parenti degli anziani deceduti e di quegli anziani (e i loro congiunti) per cui Wick è accusato di tentato omicidio. Si sono tutti associati alla richiesta di condanna all’ergastolo fatta il 27 aprile dal procuratore Monti. Per citarne alcuni, l’avvocato Rita Occhiochiuso ha sostenuto che "a seguito dell’istruttoria dibattimentale è emerso che all’anziano mio assistito sono state somministrate ingiustificate e comunque inappropriate dosi di insulina che hanno causato le crisi glicemiche, le crisi ipoglicemiche che sono state registrate tutte dopo un turno notturno dell’imputato, come risulta dall’elenco dei turni e dalle dichiarazioni di un’infermiera". L’avvocato Mauro Gionni ha sostenuto che "i periti hanno riconosciuto che il grave stato scoagulativo della signora mia assistita era collegato alla somministrazione indebita di una sostanza anticoagulante, warfarin o super warfarin. Sostanza che non è mai stata nella terapia della paziente. Le conclusioni medico legali sono ben compatibili con i turni dell’imputato, quindi non ha alcuna rilevanza il fatto che al momento del ricovero, il 7 agosto 2018, l’imputato fosse in ferie".

Peppe Ercoli