
L’indagine di Cittadinanzattiva: nelle Marche costi maggiori solo a Pesaro. Per un pasto alla primaria e all’infanzia la spesa è in media di 3,80 euro.
Se far mangiare un figlio in mensa a scuola è costoso, ad Ascoli lo è ancora di più. È questo che emerge dalla ottava indagine condotta da Cittadinanzattiva sulle tariffe delle mense scolastiche dei 110 capoluoghi italiani, Trento e Bolzano esclusi (le province autonome calcolano le tariffe su indicatori diversi dall’Isee e non sono quindi comparabili con le altre regioni). L’analisi ha ipotizzato la spesa per una famiglia composta da tre persone (due genitori e un figlio minore) con un reddito lordo annuo di 44.200 euro e un Isee di 19.900 euro. Nel calcolo della quota annuale del servizio di ristorazione scolastica si è ipotizzata una frequenza di 20 giorni mensili per un totale di 9 mesi, escludendo eventuali quote extra, annuali o mensili. A giudicare dai risultati dello studio, il caso del Piceno è allarmante: Ascoli registra costi più elevati di tutte le altre province marchigiane, soprattutto quando si tratta di scuola dell’infanzia. Nelle Marche, infatti, conviene mandare i figli in mensa a Macerata o Pesaro, dove la spesa media annuale è di 558 euro, o al massimo ad Ancona, dove la cifra è 572 euro. Al contrario, Fermo e Urbino, si posizionano al secondo posto come le più costose in regione con 648 euro all’anno, subito dopo Ascoli che detiene il primato in negativo con 684 euro annui. Per quanto riguarda la primaria, invece, è Pesaro la più dispendiosa, con 1.062 euro. Ascoli resta nella top tre delle meno economiche, sempre con 684 euro, seguita da Fermo (648 euro), Macerata e Urbino a pari merito (612 euro). La più economica è Ancona, dove la mensa scolastica della primaria ha un valore di 572 euro all’anno.
Nel Piceno, il costo di un pasto è di 3,80 euro (media regionale 3,55 euro per l’infanzia e 3,88 euro per la primaria), il costo mensile è di 76 euro (media regionale 69 euro per l’infanzia e 78 euro per la primaria), e il costo annuale è appunto 684 euro, sopra la media regionale per l’infanzia (639 euro) e in linea con quella per la primaria. A livello nazionale, il costo medio mensile di un pasto è di 85 euro, dunque più elevato rispetto a quello ascolano. In generale, la nostra regione non ha subìto variazioni rispetto allo scorso anno scolastico. La città più economica è Barletta, con un costo di 2 euro a pasto e un importo medio mensile di 40 euro; la più cara per l’Infanzia è Torino, con un costo del pasto di 6,60 euro per un importo medio mensile di 132 euro, mentre per la primaria la più cara è Livorno, con un costo del pasto di 6,40 euro per un importo mensile di 128 euro.
"Ogni giorno in Italia quasi 2 milioni di studenti usufruiscono della refezione scolastica – dichiara Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva – un settore che rappresenta un investimento strategico per la salute pubblica e per lo sviluppo economico del Paese. Tuttavia i dati Istat sulla povertà materiale di tante famiglie e di tanti minori, non possono lasciarci indifferenti e richiedono anzi risposte tempestive e concrete. Occorre prevedere interventi continuativi, per almeno un quinquennio, per sostenere le famiglie, ma anche potenziare il Fondo per il contrasto della povertà alimentare a scuola, previsto dall’ultima legge di Bilancio e destinato ai Comuni per l’erogazione di contributi per consentire l’accesso gratuito al servizio mensa agli studenti della scuola primaria appartenenti a famiglie in condizioni di difficoltà economiche. Per questo chiediamo di emanare al più presto il decreto attuativo per ripartire le risorse fra gli enti locali".
Ottavia Firmani