Locali aperti fino alle 3, l’ipotesi per la riviera

L’amministrazione pensa a una mediazione tra esercenti e cittadini: "Problema bivacchi"

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E’ stata una notte sostanzialmente tranquilla, almeno nel centro di San Benedetto, quello che di solito viene chiamato il quadrilatero della movida. In via Aspromonte, via Volturno e zone limitrofe, tranne che per la presenza dei soliti ’incontinenti’ e di qualche vociare fino alle due: nelle restanti ore i residenti hanno potuto riposare. Dopo il quadrilatero vi è il ’triangolo del fracasso’ come lo chiama Walter Liberi, amministratore della pagina Facebook ’Fermiamo capitan Fracassa’. E’ il triangolo della zona alle spalle del faro. Ci sono poi i locali del lungomare la cui musica arriva fin nella zona collinare di Santa Lucia, sopra piazza Kolbe e dintorni. Intanto si attende l’arrivo della nuova ordinanza sindacale per i mesi di luglio e agosto e già si ipotizza che i locali potranno restare aperti fino alle tre con qualche ritocco all’asporto, al servizio degli alcolici e così via. Una sorta di mediazione tra gli interessi degli esercenti e il riposo dei cittadini. "La chiusura alle tre non ha alcun senso – afferma Walter Liberi – poiché esiste già una legge nazionale che vieta il servizio dell’alcool a quell’ora, discoteche comprese, che poi possono stare aperte fino alle sei del mattino. Dalle tre alle sei che bevono i ragazzi l’acqua minerale e i succhi di frutta?". Sull’argomento è d’accordo anche Giovanni Filippini che monitora di più il centro dove abita: "La chiusura va bene alle due per dare a noi residenti un’ora di respiro in più, anche se poi i bivacchi vanno avanti lungo le strade. Il problema è che ci sono sempre più minorenni in giro a bere alcolici e fare uso di droghe. Un fatto preoccupante per il futuro dei nostri giovani. Ripeto sempre le stesse cose, servono controlli fino a quando tutti non se ne sono andati. I servizi non possono cessare alle due quando i locali chiudono alle tre". C’è poi la questione dell’inquinamento acustico che dal lungomare si propaga in alcune zone della città. "Ci sono regole che non vengono fatte rispettare – aggiunge Walter Liberi – I controlli sulle emissioni sonore dei locali autorizzati a fare musica e soprattutto i controlli negli chalet che fanno musica senza avere il permesso di pubblico spettacolo. Gestori che si arrogano il diritto di fare spettacoli, senza permesso. Anche il semplice karaoke, ripetuto, senza avere il permesso del TUlps (Testo unico di pubblica sicurezza) è una violazione". A proposito di nuova ordinanza sindacale sulla movida, che andrebbe ad interessare anche i locali di viale De Gasperi, viene definita una scelta giusta poiché, altrimenti, significherebbe soltanto spostare il problema.

Marcello Iezzi