I presidenti del Consorzio Tutela Oliva Tenera Ascolana del Piceno Dop, Primo Valenti, di Copagri Marche Gianluigi Silvestri, e i delegati della Cia Matteo Carboni, di Coldiretti Giuliano Nasini e di Confagricoltura Tommaso Ciriaci, hanno emesso un comunicato congiunto nel quale lamentano il mancato controllo delle etichette sulle confezioni di olive presenti in commercio. "Venti anni fa, nel 2005, – si legge nel comunicato – veniva pubblicato nella Gazzetta Europea il Decreto che riconosceva la Dop Oliva Ascolana del Piceno, sia l’oliva verde in salamoia che quella farcita di carne. Rivolgiamo oggi un forte appello al Ministero dell’Agricoltura affinché sia dato seguito all’importante lavoro avviato dai Carabinieri Forestali nel giugno dello scorso anno relativo al corretto uso dei nomi nelle etichette delle olive presenti in commercio. Infatti, la parola ‘ascolana’ e ogni suo richiamo anche parziale o storpiato, può essere utilizzata soltanto nelle etichette delle olive certificate come Dop. Il Ministero dell’Agricoltura si è fortemente impegnato nella tutela delle altre Dop, come nei casi delle recenti sentenze di Cassazione sulla tutela del ‘Prosciutto di Modena Dop’ e del ‘Pecorino Sardo’. L’esperienza maturata nei primi venti anni di questa Dop, la più nota della Regione Marche, porta anzitutto a rimarcare e biasimare la riluttanza che sino ad oggi il tessuto politico e imprenditoriale ha avuto nel comprendere il valore aggiunto che invece è rappresentato: dal segmento agronomico-economico della coltivazione in campo dell’oliva ascolana finalizzata ad ottenere oliva da salamoia, con tutto quanto connesso in termini di formazione della manodopera specializzata e aumento del valore degli oliveti (si pensi al caso Valdobbiadene). Dopo venti anni di errori, perseverare sarebbe davvero diabolico e autolesionistico".
Valerio Rosa