VALERIA EUFEMIA
Cronaca

L’onda arcobaleno. Il primo Pride in città:: "Sempre più persone stanno aprendo il cuore"

La partecipazione è andata oltre le aspettative: tanti giovani, studenti, e anche famiglie, che hanno sfilato in un clima pacifico "Vi spieghiamo perché alcuni avevano i cartelli con scritto ’no foto’".

La partecipazione è andata oltre le aspettative: tanti giovani, studenti, e anche famiglie, che hanno sfilato in un clima pacifico "Vi spieghiamo perché alcuni avevano i cartelli con scritto ’no foto’".

La partecipazione è andata oltre le aspettative: tanti giovani, studenti, e anche famiglie, che hanno sfilato in un clima pacifico "Vi spieghiamo perché alcuni avevano i cartelli con scritto ’no foto’".

Rivendicare uno spazio di esistenza e resistenza: è all’insegna di questo obiettivo che, ieri pomeriggio, un’onda arcobaleno ha attraversato le vie della città per il primo Pride di Ascoli. Forte, colorato, necessario: non si è trattato di un semplice corteo, ma di un grido collettivo in nome dell’accoglienza e della cultura queer che, come hanno spiegato gli organizzatori, membri dell’associazione "Liber3 Tutt3", "abbraccia tutti, e non solo la comunità omosessuale o cisgender". La partecipazione è andata oltre le aspettative: tanti giovani, studenti, e anche famiglie, che hanno sfilato in un clima pacifico, animato dalla voglia di condividere un momento speciale e "potente, in grado di dare voce a chi troppo spesso viene silenziato. Il Pride di Ascoli non è solo una festa: è un un atto di coraggio in una città che ancora fatica ad aprirsi davvero" è il pensiero di tanti partecipanti, a partire da coloro che sono stati criticati per la richiesta di non essere fotografati: una scelta dettata non dalla paura ma da circostanze spesso complesse e delicate: "molti di noi non hanno fatto coming out – spiegano alcuni manifestanti con al collo il cartellino "no foto" – altri lavorano in ambienti ostili, con datori di lavoro omofobi, altri ancora sono minorenni. Non abbiamo lanciato nessun diktat, solo una gentile richiesta da parte di alcuni. E per fortuna è stata accolta: ringraziamo voi giornalisti per questa premura".

Durante il tragitto, che si è snodato da Corso Vittorio Emanuele fino a Piazza del Popolo, passando per Piazza Arringo e Piazza Roma, i temi trattati sono stati tanti: la guerra in Palestina, la violenza di genere, il referendum su lavoro e cittadinanza, la difficoltà di accedere all’aborto. "Il corpo è mio", recitava uno striscione, posizionato simbolicamente davanti al Duomo, dove si è parlato di giustizia riproduttiva. Si è parlato anche dei problemi cittadini, con l’auspicio a una città più inclusiva: "Noi vogliamo essere accolti, non semplicemente tollerati – ha detto una manifestante al microfono – e una città che accoglie non fa solo posto, ma è disposta a cambiare forma". E tanti credono che questo stia davvero accadendo: "Il Pride di oggi dimostra che le persone non stanno solo aprendo gli occhi, ma anche il cuore", dicono alcuni partecipanti. "Ci vogliono due palle così a guardarsi allo specchio e dirsi ‘io ci sono’", ha detto Astrid, donna transgender e attivista. E questa frase, semplice e potente, racchiude il senso di Furia Queer: il coraggio di esistere, ogni giorno, contro ogni forma di invisibilità.

Valeria Eufemia