Tifoso in coma, la famiglia Fanesi sporge denuncia contro ignoti

Il referto medico parla di quattro fratture al cranio, non compatibili con una caduta come ribadito dalla Questura di Vicenza I tifosi rossoblù testimonieranno «un’altra verità» e raccontano di «manganellate della celere, anche quando Luca era a terra»

Lo striscione della curva Nord per Luca Fanesi, il 44enne in coma dopo gli scontri con la polizia avvenuti a Vicenza

Lo striscione della curva Nord per Luca Fanesi, il 44enne in coma dopo gli scontri con la polizia avvenuti a Vicenza

San Benedetto, 17 novembre 2017 - Restano sempre gravi le condizioni di Luca Fanesi, oramai da dodici giorni ricoverato all ospedale San Bartolo di Vicenza. Il 44enne, ancora in Rianimazione, non potrà – fra l’altro – essere trasferito nell’ospedale di San Benedetto: il Madonna del Soccorso non è provvisto del reparto di Neurochirurgia, quindi sarà ricoverato ad Ancona. Ma non prima di una ventina di giorni, secondo quanto riferiscono i medici alla famiglia, Luca potrà affrontare il trasferimento dopo che è stato sottoposto ad intervento chirurgico nei giorni scorsi per le quattro fratture riportate al cranio. Proprio il referto medico ha portato la famiglia Fanesi, ieri, tramite il proprio legale Andrea Balbo, a sporgere denuncia alla Procura della Repubblica di Vicenza. Le fratture riportate da Luca alla testa sono troppo vaste per essere il frutto di una semplice caduta contro un’inferriata così come ha riferito sin da subito la Questura. In questo momento si tratta di una denuncia contro ignoti che si auspica porterà la Procura ad interessarsi della vicenda. Le uniche indagini, in questo momento, sarebbero condotte dalla Digos che anche ieri ha riconfermato la prima ricostruzione ossia quella secondo la quale Luca, nel fuggi fuggi generale per l’arrivo della polizia intervenuta a sedare gli animi fra tifosi del Vicenza e della Samb, sarebbe caduto e avrebbe battuto la testa contro un’inferriata. E tanto, sempre secondo la Questura, troverebbe conferma anche nei filmati visionati e nelle testimonianze ascoltate. Ma ci sono altre testimonianze non ancora ascoltate che dicono esattamente il contrario. E sono quelle dei tifosi che quel pomeriggio erano con Luca. «Dopo il contatto fra i tifosi è arrivata la Celere e invece di placare la situazione ha iniziato a manganellare. Luca è stato colpito in testa e qualcuno dei ragazzi mi ha riferito che hanno continuato a colpirlo anche quando era a terra». Questo ha raccontato Piergiorgio Trionfi, ultras della Corva Nord, nel corso della trasmissione ‘Dodicesimo in campo’ in onda in una tv di Bergamo. «All’inizio – racconta Trionfi – ci siamo preoccupati della condizioni di Luca ma ora stiamo facendo quadrato per fare uscire la verità. Luca non si è procurato quelle fratture battendo la testa contro un’inferriata ma è stato colpito da manganellate. I ragazzi che erano lì hanno visto come sono andate le cose e le racconteranno. Mettiamo già in conto che siamo soggetti a Daspo ma l’amicizia che ci lega ad un ‘fratello’ viene prima di ogni altra cosa. Non possiamo restare in silenzio. Poteva capitare a chiunque di noi o peggio ancora ad un ragazzino ben più giovane. Noi ci muoveremo, racconteremo la verità che non è quella della Questura». I tifosi si stanno organizzando con i propri legali. Chi ha visto e le testimonianze ci sarebbero sta cercando di cautelarsi, non per l’eventuale Daspo, ma per il timore che le ‘prove’ vengano insabbiate.

Per quanto ve ne siano di precedenti illustri, ve n’è uno in particolare, molto simile a questo: il 24 settembre 2005 il tifoso del Brescia Paolo Scaroni fu picchiato, come aveva denunciato e come è stato constatato dai giudici, alla stazione di Verona dove era andato per seguire la sua squadra del cuore. La versione ufficiale parlava però di una caduta e un violento impatto contro il vagone del treno. Dopo due mesi di coma Scaroni tornò a casa con un’invalidità al 100%.

Sabrina Vinciguerra