
"Il processo non va celebrato davanti alla Corte d’Assise del tribunale di Teramo, ma davanti alla Corte d’Assise di Macerata, competente per territorio". Prime schermaglie procedurali nel processo che vede imputate 19 persone arrestate a luglio del 2020 perché ritenute coinvolte in un traffico di prostituzione che si svolgeva anche lungo la Bonifica del Tronto, con una delle basi anche a San Benedetto. I 19 nigeriani farebbero parte dell’associazione ’Supreme Eiye Confraternity (SEC)’ o ’Eiye’, sodalizio radicato in Nigeria, ma diffuso in molti stati europei ed extraeuropei, equiparato per struttura e forza intimidatoria alle mafie tradizionali. I soggetti sarebbero organici alla cellula locale (Nest) denominata ’Pesha’ con competenza territoriale dalla zona costiera della provincia di Teramo ad Ancona. L’ingresso nell’associazione era subordinato a un ’rito di affiliazione’ alla presenza del vertice e altri membri del gruppo, nel corso del quale si alternavano atti di violenza a riti tribali e veniva formulato il giuramento di fedeltà agli Eiye con cui l’affiliando si impegnava a rispettare le regole dell’associazione denominate ’orientation’. L’ingresso nella confraternita prevedeva l’obbligo, mediante una sorta di ’tassa di iscrizione’, al finanziamento della confraternita verso la quale gli associati si metteva a disposizione tendenzialmente ’per la vita’. Gli affari della cellula teramana, come delle altre, spaziavano fra riciclaggio e illecita intermediazione finanziaria verso la Nigeria, alla tratta di giovani donne sessualmente sfruttate lungo la Bonifica del Tronto e sottoposte a violenze e vessazioni.
p. erc.