Materie prime alle stelle "Così fermiamo i cantieri"

Le imprese dei comparti produttivi delle costruzioni e dell’autotrasporto sono al limite. Neri: " È diventato antieconomico produrre i materiali per l’edilizia"

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Cantieri fermi a causa della crisi prodotta dall’aumento dell’energia. Confartigianato lancia l’allarme. Le imprese dei comparti produttivi delle costruzioni e dell’autotrasporto, da tempo costrette a fronteggiare una profonda situazione di crisi, sono arrivate ad un punto di non ritorno. Il costo di ferro e pvc oggi è oggettivamente insostenibile. Proprio il prezzo delle materie prime, salito vertiginosamente nel corso degli ultimi mesi, ha messo in serie difficoltà chi lavora quotidianamente in questi settori. Inevitabile la possibilità di andare incontro ad un blocco totale dei cantieri edili del territorio. "Stiamo verificando la possibilità di fermare tutti i nostri cantieri poiché i principali fornitori ci hanno comunicato che entro questa settimana il ferro raddoppierà il suo prezzo corrente – ha sostenuto Giuseppe Neri della ditta Neri Giuseppe & C. Snc –. La cosa ancora più drammatica è che le acciaierie procederanno, se la situazione continuerà, allo spegnimento degli altiforni. È diventato antieconomico produrre i materiali per l’edilizia. Mi riferisco alla produzione di pvcpolietilene, utilizzato per le tubature di acquedotti e collettori fognari, che subirà nel breve periodo lo stesso destino. Adesso non è più un problema di aumento dei costi delle materie prime. Ma a ciò si aggiungerà addirittura la pressoché totale mancanza di queste. Senza materie prime chiaramente i cantieri si fermeranno. Le imprese non potranno lavorare e si avvicinerà lo spettro della chiusura".

Nella comparazione dei prezzi tra i primi mesi del 2022 e quelli del 2021 è netto il divario relativo ai vari materiali utilizzati. Tutte le materie prime sono aumentate quasi del doppio. L’acciaio per ca (comprensivo di montaggio) è salito dai 0,75-0,80 euro al chilo a 1,30-1,40 euro. Idem per il calcestruzzo rck passato da 65,00-68,00 euro a 88,00-90,00 euro al metro cubo. Il blocco proton, prendendo come esempio la misura più comunemente usata di 30x25x25, è passato da 0,62 euro cadauno a 1,55-1,60 euro al pezzo. Infine il rincaro si è abbattuto anche sul legno lamellare gl24h che ha visto una maggiorazione da 700 al metro cubo a 1200-1300 euro. Praticamente un aumento incontrollabile lungo tutta la filiera. Addirittura per i laterizi si è fatto registrare un aumento del 35-40%. "Anche il recente aggiornamento del prezziario regionale relativamente all’acciaio non è più sufficiente a coprire questi aumenti indiscriminati, repentini e costanti – ha aggiunto Michele Pupi della M.&P. Costruzioni Snc, –. I margini per le imprese sono ormai terminati e lavorare rappresenta un costo non più sostenibile". Lo scenario è tutt’altro che roseo. I prossimi giorni potrebbero portare evoluzioni ancor più preoccupanti.

Massimiliano Mariotti