Ascoli, il tempo per vestirsi va retribuito. Gli infermieri vincono la maxi causa

Il tempo speso per mettere e togliere la divisa da lavoro va pagato

Ben 400 infermieri dell’Area Vasta 5 hanno visto riconosciuto il diritto alla retribuzione di 20 minuti al giorno

Ben 400 infermieri dell’Area Vasta 5 hanno visto riconosciuto il diritto alla retribuzione di 20 minuti al giorno

Ascoli, 16 febbraio 2019 - Passerà come la ‘sentenza di San Valentino’, quella ottenuta giovedì dalla Cgil per circa 400 infermieri dell’Area vasta 5, per veder riconosciuto il diritto alla retribuzione di 20 minuti al giorno, necessari a indossare e togliere la divisa di lavoro. La sentenza di primo grado è stata emessa del ‘giudice onorario di pace’ Tiziana D’Ecclesia del tribunale di Ascoli, che ha accolto il ricorso presentato per conto dei lavoratori dall’avvocato Christian Lucidi (l’Area Vasta 5 era difesa invece dall’avvocato Patrizia Viozzi), per un periodo di cinque anni. I venti minuti – si legge nella sentenza – sono stati stabiliti «in via equitativa e con prudente apprezzamento».

Per tentare di quantificare l’importo complessivo in gioco, si può fare riferimento alla retribuzione oraria di un infermiere, pari a circa 11 euro lordi (la sentenza parla di retribuzione comprensiva di contributi previdenziali). In totale, si potrebbe quindi superare – e non di poco – il milione e mezzo di euro, sempre che questo pronunciamento non verrà smentito in appello o in cassazione. Oltre a questo, la sentenza condanna l’Area vasta alle spese legali, quantificate in circa 12 mila euro più Iva. Nelle sue articolate motivazioni, la D’Ecclesia fa notare come il tempo necessario per vestire e togliere la divisa vada considerato lavoro a tutti gli effetti, dal momento che in questo caso il datore di lavoro impone di rispettare alcune prescrizioni, a tutela dell’igiene delle corsie ospedaliere (per esempio, non si può indossare la divisa a casa e fare poi il tragitto verso il luogo di lavoro); e a supporto vengono citate numerose sentenze della cassazione, emesse tra il 2006 e il 2015.

D’altra parte si ricorderà come il primo ricorso del genere in provincia di Ascoli sia stato promosso dal sindacato degli infermieri Nursind per circa 160 lavoratori. Il Nursind ha vinto in più gradi di giudizio, e dopo sentenze favorevoli in varie zone d’Italia. Il rimborso stimato per i 160 infermieri, a carico naturalmente dell’Azienda sanitaria, si aggirerebbe intorno ai 600 mila euro, ma i conteggi esatti sono ancora in corso, e comunque si deve attendere la sentenza di cassazione. Amarezza, invece, per gli oltre 400 infermieri che giusto un anno fa, il 16 febbraio 2018, avevano affidato il proprio ricorso alla Cisl, perdendolo in primo grado, sempre al tribunale di Ascoli. Una difformità che sorprende rispetto agli altri procedimenti, e che comunque potrebbe venire superata in appello. Le casse della sanità pubblica, in ogni caso, rischiano di subire un discreto salasso.