Medici di base, l’ora dei giovani: "Questo lavoro è ancora bello"

Paolo Regis tra pochi giorni aprirà il suo ambulatorio a San Benedetto: "Studio e passione, il territorio offre più libertà nel prendere decisioni, ma soprattutto un bel rapporto con i pazienti"

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Pazienti in cerca di medici di base e dottori in affanno con circa 1.600 pazienti da assistere. E’ questo il leitmotiv del momento e che si protrarrà ancora per diversi anni. Molti sono i medici di famiglia che hanno raggiunto l’età pensionabile e che saranno sostituiti da dottori giovani. C’è chi si fida ciecamente e chi, invece, dubita delle loro capacità. Abbiamo cercato di capire come si sono preparate le giovani leve e con quale spirito si accingono a questo importante momento. Il dottor Paolo Regis ha 30 anni, si è laureato che non ne aveva ancora 25, alla Politecnica delle Marche, con 110 e lode. Era il 25 luglio del 2017. Dopo un anno dalla laurea ha iniziato a fare la guardia medica turistica a San Benedetto e la Guardia medica di continuità a Centobuchi e Monteprandone. Nel 2019 ha iniziato il corso di formazione specifico di Medicina Generale presso la Regione Marche per diventare medico di famiglia e nel frattempo ha continuato con le guardie mediche a San Benedetto. Nel 2020 ha iniziato con le Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) medici che andavano a visitare a domicilio i pazienti Covid, coprendo tutto il Distretto sanitario, di San Benedetto, da Montalto a Monsampolo. Dal 2021 è coordinatore di Guardia medica di San Benedetto e Monteprandone. Ad aprile scorso ha terminato la specializzazione dopo il tirocinio in vari reparti ospedalieri e medici di base e a settembre ha acquisito la convenzione come medico di base con l’Asur Marche per il comune di San Benedetto. Da quella data ha tre mesi di tempo per aprire il suo ambulatorio, che avverrà il 28 novembre in via Papa Giovanni XXIII 7, a San Benedetto, studio associato ed avviato con ben sei medici.

Perché ha deciso di specializzarsi in Medicina Generale?

"Il territorio offre più libertà nel prendere decisioni, ma soprattutto un bel rapporto con i pazienti che il medico segue costantemente e con i quali si generano rapporti diversi. E’ bello visitare nelle case, visitare in ambulatorio e seguire varie patologie e non solo quelle per cui si è specializzati".

Quali difficoltà incontrano i giovani medici nell’aprire un proprio studio?

"Questo è il momento giusto perché mancano molti medici e la stessa Asur ci invita ad accettare gli incarichi, mentre prima ci volevano 10 anni prima di poterlo fare. Le difficoltà si incontrano all’inizio, nel passaggio dall’Università al lavoro".

I pazienti si fidano di voi giovani medici?

"Alcuni si fidano, perché sanno che abbiano studiato le tecniche più recenti della Medicina. Nuove terapie, nuove tecniche di diagnosi e quindi pensano che siamo più formati. Altri, invece, vedono nel medico più anziano la grande esperienza e bravura. Sono giusti entrambi i pensieri. C’è chi entra in ambulatorio della guardia medica, mi guarda e mi domanda ‘Il medico dov’è?’. Capisco il timore degli anziani nell’affidarsi a una persona così giovane".

L’Asur vi aiuta in questo passaggio?

"Sì, molto. Ci fa lavorare tanto, ci permette di fare esperienza affiancando medici di base, a volte sostituendoli, facendo guardie mediche e attività territoriali programmate".

Si sente pronto per questa esperienza?

"Non si è mai pronti, ma in questi anni ho fatto tanto lavoro. Ci sono stati giorni in cui sono tornato a casa solo per dormire. Avrò fatto almeno 500 visite domiciliari con la Guardia Medica, senza contare quelle in ambulatorio. Le cose che mi hanno coinvolto più emotivamente sono i pazienti allettati e i malati terminali, dove oltre alla professionalità e al supporto medico della visita in sé, vieni trascinato da un profondo sentimento di rispetto e di amore. Sai che la malattia non la puoi curare, ma puoi supportare il paziente e dare più sicurezza ai familiari avendo vicino il medico".

Marcello Iezzi