Meletti e innovazione

Un nuovo distillatore per l’anisetta: "Un salto di qualità per risparmiare acqua e calore"

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L’anisetta Meletti guarda al futuro mantenendo inalterata l’antica ricetta ed il suo incomparabile che ha origine dal 20 settembre del 1870, per intuizione di Silvio Meletti. Ci sono novità nello stabilimento nella zona industriale a Campolungo dove si producono e si imbottigliano l’anisetta, l’anice, l’amaro, i punch e da qualche tempo anche il Fernet Meletti, destinato soprattutto al mercato americano. Oltre al depallettizzatore per bottiglie nuove e al pallettizzatore per cartoni che hanno velocizzato le operazioni di confezionamento agevolando e riducendo i tempi in chiave spedizioni in tutto il mondo, sta per entrare in funzione il nuovo distillatore, strumento assolutamente fondamentale per produrre l’anisetta; affiancherà quelli già in funzione da tempo. Lo presenta con orgoglio Silvio Meletti che col fratello Aldo e i figli Matteo e Mauro (quinta generazione di una delle più note famiglie ascolane) manda avanti l’azienda. "Il distillatore è uno strumento assolutamente fondamentale. Questa nuova macchina – spiega Silvio Meletti - è in aggiunta ad un altro distillatore già in uso. E’ gestita attraverso computer e si può sovrintendere anche stando in ufficio, anche se noi preferiamo guardare con i nostri occhi quello che succede". Il procedimento in fondo è semplice: si apre la valvola del vapore, si caricano l’alcol e i semi di anice, circola l’acqua, il vapore cede calore e ridiventa liquido. "E’ un salto di qualità meramente tecnologico per il risparmio dell’acqua, del calore, mantenendo – mi preme sottolinearlo – inalterata l’anisetta Meletti che è sempre uguale dai tempi di mio nonno Silvio: a tanti litri di alcol devono derivare tanti litri di "aniciato" che altro non è che un alcolato a base di anice. Dovessero uscire più litri, si scartano teste e code.". Il nuovo distillatore discontinuo è stato prodotto per Meletti dalla ditta Cadalpe, in provincia di Treviso.

Peppe Ercoli