Moby Prince, spunta una terza nave

La relazione della commissione d’inchiesta sulla tragedia che uccise 140 persone, tra cui Sergio Rosetti

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Dopo 31 anni dal tragico incidente in mare avvenuto nella rada del porto di Livorno tra il traghetto Moby Prince della Nav.Ar.Ma. e la petroliera Agip Abruzzo, spunta una terza imbarcazione che avrebbe creato, involontariamente, una turbativa alla navigazione del traghetto. Un incidente in cui persero la vita 140 persone. Forse un peschereccio somalo che si trovava a Livorno per lavori di manutenzione o forse una bettolina. Sta di fatto che ancora oggi, su quella terribile disgrazia, dove perse la vita anche il motorista sambenedettese Sergio Rosetti, non c’è un vero responsabile. Non fu quindi la nebbia o la tragica fatalità a determinare la strage di vite umane che non furono soccorse in tempo utile mentre i natanti andavano a fuoco. Quella della terza imbarcazione presente nel mare nel momento della collisione fra la Moby Prince e la petroliera Agip Abruzzo, è una rivelazione choc diffusa ieri dalla commissione parlamentare d’inchiesta, riferita dal presidente Andrea Romano. La collisione, secondo la relazione finale approvata all’unanimità, avvenne proprio "per colpa della presenza di una terza nave comparsa improvvisamente davanti al traghetto che provocò una virata a sinistra che ha poi determinato l’incidente – afferma Romano –. Al momento, purtroppo, questa nave non è ancora stata identificata con certezza". Non ci fu, quindi, nessuna esplosione. Il presidente della commissione d’inchiesta, Romano, ha spiegato che dopo 8 mesi di lavoro ora la verità sembra essere più vicina. La società Cetena, tra le più importanti di ingegneria navale, cui si è affidata la commissione d’inchiesta, ha elaborato un elevato numero di ipotesi e quella più attendibile, sulla ricostruzione della collisione, sembra essere, appunto, la presenza di una terza imbarcazione che sarebbe spuntata all’improvviso davanti al traghetto.

Questo elemento spiegherebbe, secondo i tecnici, il cambio di rotta di 15 gradi nel giro 30-50 secondi. Non ci sarebbe stato, quindi, nessun malfunzionamento nel sistema delle eliche che erano perfettamente attive e nessuna avaria. La commissione ha anche ribadito che dalle perizie la petroliera Agip Abruzzo non avrebbe dovuto trovarsi in quella zona di mare dove vige il divieto di ancoraggio. "Ora è necessario scoprire chi è la terza nave che ha causato questo disastro, ma anche sapere chi ha messo in atto, da subito, un’azione dolosa per fare in modo che la verità non si scoprisse e che ora è più vicina – ha affermato il presidente dell’Associazione 10 Aprile familiari vittime, Ugo Chessa –. Spero che anche la procura di Livorno, che ha un fascicolo aperto, vada in fondo su questi aspetti".

Marcello Iezzi