
E’ battaglia di perizie nel processo a carico di Maurizio Belloni, il giovane accusato di omicidio stradale e lesioni gravi per aver causato, mentre era in uno stato psicofisico alterato dall’assunzione di alcol e cocaina, l’incidente stradale nel quale il 14 novembre del 2020 morì l’ascolano Jacopo Bachetti. Su richiesta dell’avvocato difensore Sergio Gabrielli il processo si celebra con rito abbreviato che il penalista sambenedettese ha condizionato all’audizione del proprio consulente, l’ingegner Ciofani di Pescara. E proprio sull’esame per perito di parte è stata incentrata l’udienza di ieri durante la quale si è a lungo approfondito lo stato dei luoghi lungo la strada per Venagrande dove avvenne l’incidente mortale. Secondo il rapporto della polizia giudiziaria, l’Audi TT Roadstar cabrio a trazione anteriore guidata da Belloni, con a bordo Bachetti, superò una Polo dove c’erano altri amici reduci da una serata trascorsa tutti insieme; nell’affrontare la curva immediatamente successiva, l’Audi uscì di strada, sbattendo contro un cassonetto dell’immondizia. Sfondò quindi il guardrail, precipitando nella scarpata per 25 metri (17 di dislivello) ribaltandosi: gli occupanti furono sbalzati fuori dall’auto, la cui cappotta era stata aperta poco prima, durante la marcia. Secondo questa ricostruzione, nessuno indossava la cintura di sicurezza.
L’ingegner Ciofani si è soffermato ieri in particolare sul guardrail affermando che – a suo avviso – in quel tratto di strada era mal posizionato poiché non seguiva alla perfezione la traiettoria della curva ed era anzi stato posto addirittura in maniera quasi perpendicolare rispetto alla direzione di marcia dell’Audi. Ciofani ha aggiunto che il guardrail non aveva i requisiti di tenuta e assorbimento dell’energia cinetica richiesta in relazione al limite di velocità che in quel tratto era di 50 kmh. "Gli accertamenti hanno determinato che l’incidente è avvenuto a 50 Kmh, ma se anche l’Audi fosse andata a 38 kmh avrebbe comunque sfondato il guardrail, tenuto anche conto che non era ben fissato a terra" commenta l’avvocato Gabrielli aggiungendo che "se il guardrail fosse stato adeguato e ben fissato a terra avrebbe assorbito l’urto e l’auto non sarebbe precipitata". Il penalista punta a dimostrare che c’è stato quantomeno una colpa concorrente dovuta al guardrail "non adeguato". Il giudice Caponetti ha deciso di sentire il consulente già comparso in sede di incidente probatorio.
Peppe Ercoli