Morte in carcere, lettera alla ministra Cartabia

Rivolte a Modena durante il primo lockdown e presunti abusi al Marino, la Procura aspetta una nuova consulenza collegiale

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La Procura di Ascoli indaga da tempo sulla morte di Salvatore Cuomo Piscitelli e sui presunti pestaggi subiti nel carcere di Ascoli dai detenuti che vi furono trasferiti dal carcere di Modena a marzo 2020, in pieno lockdown, dopo la rivolta. A seguito di un esposto arrivato alcuni mesi dopo i fatti il procuratore capo Umberto Monti ha aperto un fascicolo contro ignoti delegando le indagini alla polizia giudiziaria. Sono stati ascoltati diversi detenuti, ex detenuti e altre persone informate sui fatti, sanitari ed infermieri, in particolare in relazione alla morte di Piscitelli. A suo tempo l’autopsia effettuata dalla Medicina legale dell’Area vasta 5 presso l’ospedale Mazzoni di Ascoli mise in evidenza l’assenza di lesioni esterne, accertando che il decesso del detenuto 40enne era conseguenza dell’overdose del metadone, assunto presumibilmente durante la rivolta nel carcere di Modena.

Il procuratore Monti è comunque in attesa del deposito di una nuova consulenza collegiale chiarificatrice su eventuali ritardi nei soccorsi prestati a Piscitelli. Fonti interne al carcere di Ascoli riferiscono che le immagini di quanto accaduto non ci sono e che si è riusciti ad estrapolare solo fotogrammi che ritraggono alcuni momenti dell’arrivo di Piscitelli nella casa circondariale ascolana, in cui si vede che lo stesso si reca verso il reparto detentivo sulle sue gambe: immagini che sono state regolarmente fornite alla magistratura. La vicenda è balzata negli ultimi giorni all’attenzione dell’opinione pubblica per via di un reclamo inviato al ministro della Giustizia Marta Cartabia, recentemente in visita a Santa Maria Capua Vetere, da un detenuto che sarebbe uno dei cinque testimoni della morte di Piscitelli. Come sottolineato dall’esposto presentato in passato alla Procura di Ancona proprio dai cinque detenuti, il 40enne era giunto da Modena "in fin di vita". A diffondere il racconto del detenuto è stato il Comitato Verità e Giustizia per la strage del Sant’Anna: "In queste sei pagine di testimonianza - commenta il comitato – viene nuovamente descritta la barbarie a cui sono stati sottoposti i detenuti durante le rivolte. Si torna a porre l’accento nuovamente sui ritardi nei soccorsi o addirittura sulla loro omissione". Il detenuto in questione, C.C. le iniziali, ha scritto al ministro chiedendo di "rompere il muro di omertà" aggiungendo che "Piscitelli stava male ed emetteva versi di dolore. Sollecitammo nuovamente gli agenti senza ottenere risposta. Verso le 9 dopo l’ennesimo sollecito sentimmo un agente dire fatelo morire".

Peppe Ercoli