Ascoli, la morte del giovane padre su quella strada maledetta senza luce

Ennesimo schianto fatale, il Consind. Nessuna risorsa per l’illuminazione: "Abbiamo le mani legate"

L'incidente mortale

L'incidente mortale

Ascoli, 13 maggio 2017 - Chissà cosa stava pensando Pietro Serafini qualche istante prima del terribile impatto con l’auto che gli è costato la vita. Probabile che guidasse contando i minuti (pochi, pochissimi) che lo separavano dalla moglie e dalla figlia: all’improvviso, la Punto sulla sua traiettoria e l’impatto inevitabile. Una tragedia immane in meno di un secondo, per i famigliari prima di tutto ma anche per la donna alla guida dell’auto. Sarà il magistrato a stabilire eventuali responsabilità, anche se in questi casi, spesso, è questione di dettagli.

La velocità, la prudenza, i riflessi, ma non solo. Un particolare decisivo, a quell’ora di sera, è senza dubbio l’illuminazione, che in quella zona è scandalosamente scarsa. Lo scandalo, macroscopico, sta nel fatto che sul cosidetto ‘asse attrezzato’, cioè lo stradone che attraversa la zona industriale, tra i tir e le auto dei dipendenti che entrano e escono dalle fabbriche, dove la viabilità meriterebbe un’attenzione doppia se non tripla, i lampioni sono fiochi, ridotti all’osso e per un tratto persino non funzionanti. Guarda caso il tratto non funzionante inizia proprio nel punto in cui c’è stato l’impatto tra la moto del povero Pietro Serafini e l’auto della dipendente Scandolara.

O meglio: dal Città delle Stelle (da dove arrivava il centauro) al luogo dell’incidente i lampioni (radi e fiochi) funzionavano, ma, proseguendo verso Ascoli, già il primo lampione dopo il punto dello schianto era spento. E’ poco ma sicuro che, se fosse stato acceso, la Punto sarebbe stata più visibile e, nessuno purtroppo potrà mai dimostrarlo, Serafini avrebbe potuto notarla prima, anche fosse stato solo mezzo secondo prima. Invece no: l’esistenza di Pietro si è interrotta proprio sotto la luce dell’ultima lampada funzionante. Una manciata di metri oltre, il buio più nero. Per quasi un chilometro.

Uno scandalo nello scandalo per il quale, come spesso accade in Italia, è impossibile individuare i responsabili. L’unica certezza è che la gestione del tratto, illuminazione inclusa, è del Consorzio per lo sviluppo industriale delle Valli del Tronto, dell’Aso e del Tesino, ‘Consind’ per gli amici. L’attuale presidente, Domenico Procaccini, alla guida del consorzio da un solo anno, spiega come stanno le cose: «Per una serie di ragioni che hanno origine addirittura negli anni ’90 il Consind si trova a doversi occupare della manutenzione dell’asse attrezzato pur non avendo nessuna risorsa da destinargli. Un paradosso che da quando sono in carica sto cercando di risolvere ma che ancora, purtroppo, resta tale». «La morte del motociclista – conclude Procaccini – è un fatto dolorosissimo, ma per quanto mi riguarda in questi mesi posso dire di aver, con le risorse limitatissime di cui dispongo, migliorato la situazione dei punti luce».