Morto sul lavoro, sul tetto per un cellulare

Procura al lavoro sul decesso di Simone Ferri: questa sembra l’ipotesi più concreta. Sindacati all’attacco: "Ancora vittime, inaccettabile"

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Perché Simone Ferri è salito sul tetto? Lo ha fatto durante una fase del lavoro o è stata una sua iniziativa, in un momento di pausa? Queste le domande preliminari alle quali sta cercando di dare una risposta l’inchiesta della Procura di Ascoli sulla morte del 23enne di Castel di Lama avvenuta giovedì a Monsampolo durante lavori che il ragazzo stava effettuando sul tetto dell’Api Aluminum Profile Italy. Il fascicolo è aperto per omicidio colposo; probabile vi siano già persone iscritte al registro degli indagati visto che dovrebbero essere "avvisate" nel caso di atti irripetibili come ad esempio l’autopsia, così da poter a loro volta nominare un proprio consulente. Ma la Procura potrebbe disporre stamani solo la ricognizione cadaverica, tenuto conto che le cause della morte sembrano riconducibili alla caduta a terra di Ferri con il pesante impatto al suolo che ha causato lesioni mortali.

I carabinieri e il personale dell’Asur stanno raccogliendo testimonianze fra i colleghi dell’azienda dove il lamense lavorava. Tra le ipotesi c’è quella, al momento più concreta, che l’operaio, in un momento in cui l’intervento al tetto era fermo, fosse risalito sulla tettoia per recuperare un telefonino inavvertitamente lasciato lì, anche se non è chiaro se fosse il suo o di un collega. E’ evidente che se è stata una sua iniziativa, ciò solleverebbe da responsabilità le figure aziendali addette al rispetto della sicurezza delle norme sul lavoro; soggetti che invece verrebbero coinvolti qualora emergesse che l’incidente è avvenuto durante una fase del lavoro che Ferri stava svolgendo e per il quale è salito sulla tettoia del capannone.

"È inaccettabile continuare a morire di lavoro" ha detto ieri Barbara Nicolai, segretaria della Cgil di Ascoli "Impossibile pensare di aver perso un ragazzo così giovane, che semplicemente era uscito di casa per fare il suo mestiere. Non è tollerabile e siamo stanchi di dover commentare notizie strazianti come questa". Cgil chiede un intervento repentino delle istituzioni. "Convochino immediatamente le parti sindacali e la parte datoriale, per avviare un confronto serrato sul tema della sicurezza. C’è troppo da fare e l’impressione è che si stia andando indietro, non in avanti, e questo è intollerabile – conclude Nicolai – Non accetteremo che si taccia sulle tragedie che continuano silenziosamente ad avvenire nel nostro territorio. È il momento di intervenire, con forza e senza alcuna esitazione".

Peppe Ercoli