Naufragio del Rodi: 50 anni dopo una ferita ancora aperta

L’affondamento e la rivolta: la storia di una delle pagine più buie per San Benedetto. Il figlio di una vittima: "Mio padre partito in treno"

San Benedetto, i 50 anni della strage del Rodi in mare

San Benedetto, i 50 anni della strage del Rodi in mare

San Benedetto (Ascoli Piceno), 23 dicembre 2020 - Dieci vittime. Quattro ancora sepolte nell’Adriatico cinquant’anni dopo quel 23 dicembre 1970. Sono questi i numeri del naufragio del motopesca Rodi. Una storia triste, ma ancora profondamente viva, anche grazie al fermento culturale emerso in Riviera in occasione dell’anniversario. Non c’è solo il ricordo dell’ennesima tragedia del mare, ma anche il racconto della rivolta di una comunità: quella di San Benedetto, che per due giorni bloccò la città pur di andare a riprendersi i propri morti, rimasti intrappolati nello scafo capovolto, a poche miglia dal porto.

Il Rodi affonda praticamente davanti casa, dove le famiglie dei marittimi erano in attesa del loro ritorno per Natale. Un Natale amaro, che nessuno dimenticherà, un po’ come quello alle porte, dove c’è ben poco da festeggiare. "Le operazioni di recupero sono rese impossibili dalle condizioni del mare che permangono agitate", raccontava il giorno dopo il telegiornale, mentre la nave, visibile anche da riva, iniziava ad essere trascinata dalle correnti verso sud. Una bara galleggiante, con la prua emersa come la pinna di un pesce cane, che finisce per incagliarsi davanti a Pescara, mentre le autorità e l’armatore prendevano tempo, complici i giorni di festa e il maltempo.

La gente di San Benedetto chiedeva solo un pontone che riportasse a casa dieci cadaveri. Cosa avvenuta nove giorni dopo, con il primo corpo estratto dai sommozzatori il 1° gennaio 1971 ad Ortona, dove fu rimorchiata la nave. Nel frattempo i ritardi fecero scendere in strada migliaia di persone con tanto di striscioni: "I marinai valgono più delle navi, rivogliamo i nostri morti". Non solo pescatori, anche studenti e militanti di Lotta Continua si unirono bloccando i binari della stazione con dei grossi tronchi, facendo barricate lungo la Statale 16 e proclamando uno sciopero generale. Anche allora come oggi, i negozi rimasero chiusi. Per 48 ore, dal 27 al 28 dicembre 1970, di fatto l’Italia restò tagliata in due e i megafoni dei manifestanti squarciarono il silenzio sui ritardi nei soccorsi e la mancata volontà di recuperare il relitto, forse per ottenere un premio assicurativo maggiore.

La due giorni di rivolta, agitata ma non violenta, segnò anche l’inizio di una lunga battaglia sindacale per i diritti della gente di mare, che otterrà il primo contratto nazionale di lavoro di categoria nel 1984, quattordici anni dopo. La ricostruzione. Dopo aver effettuato alcuni lavori di manutenzione, il 22 dicembre, un martedì, il motopeschereccio Rodi, costruito assieme alle cosiddette barche gemelle Onda e Luna, per la pesca atlantica, salpa da Venezia diretto a San Benedetto. Un gigante da 500 tonnellate di stazza lorda. Quel giorno in Adriatico c’è mare forza 7, ma niente in confronto con le tempeste oceaniche affrontate dal capitano Agostino Di Felice. È sua l’ultima comunicazione radio alla stazione costiera di San Benedetto. Sono le 17.15 di martedì: "Mare grosso, forte vento di bora, si procede lungo la costa a velocità 10-12 nodi". L’arrivo è previsto tra le 7 e le 8 del mattino successivo, ma poco prima delle 6.40 il Rodi si rovescia. Lo dice l’orologio di bordo rimasto con le lancette bloccate a quell’ora. L’ipotesi più accreditata è quella di una doppia onda. Mentre venne scartata l’ipotesi dell’errore umano. Di certo fu un incidente sul lavoro.  

L’equipaggio. A bordo c’erano dieci persone, nessun sopravvissuto. L’equipaggio era composto da Agostino Di Felice, 28 anni, comandante; Alteo Palestini, 29 anni, direttore di macchine; Domenico Miarelli, 40 anni, direttore di macchine aggiunto; Giovanni Liberati, 30 anni, 1° ufficiale di coperta; Marcello Ciarrocchi, 21 anni, giovanotto di macchina; Ivo Mengoni, 42 anni, ragioniere; Francesco Pignati, 19 anni; marinaio; Antonio Alessandrini, 22 anni mozzo, Giovanni Palumbo 18 anni, mozzo e il più giovane, Silvano Falaschetti, 16 anni, anche lui mozzo. Tutti erano di San Benedetto ad eccezione di Alessandrini, di Tortoreto, e Di Felice, di Martinsicuro. Una volta nel porto di Ortona, all’interno del relitto, venivano recuperati i corpi di Marcello Ciarrocchi, Silvano Falaschetti, Giovanni Liberati e Alteo Palestini. Il 2 gennaio furono celebrati i funerali solenni delle vittime, con solo quattro bare e migliaia di persone in corteo. L’Adriatico restituì infatti solo nel mese di febbraio i corpi di Agostino Di Felice e Ivo Mengoni, tenendo invece per sé gli altri.

Destino avverso. L’unico che non faceva parte dell’equipaggio, composto in realtà da 22 persone, molte delle quali già sbarcate al termine della campagna di pesca in Atlantico, era il ragioniere Ivo Mengoni. L’amatore Federico Meo lo mandò in Laguna per sbrigare degli affari burocratici. Suo figlio Paolo, oggi medico e all’epoca un bimbo di 8 anni, ricorda che era partito alla volta di Venezia in treno: "Poi destino volle che tornò via mare. Di certo diede il suo biglietto a qualche altro membro dell’equipaggio a cui il Comandante aveva accordato il rientro con qualche giorno di anticipo in vista delle festività". Un fato avverso che stravolse la vita della sua e di altre nove famiglie. "Ho un vago ricordo di quella mattina: andai al porto con mia madre – ricorda Mengoni – ed era pieno di gente. Nei giorni successivi un giornalista di Famiglia Cristiana venne a casa nostra per intervistarci e ho ancora la foto di quell’articolo. Così come mia madre conserva la medaglietta della Madonna di Loreto ritrovata addosso al corpo di mio padre, restituito dal mare a febbraio 1971 sulle sponde del Gargano. La cosa bella è che rovistando in casa ho ritrovato dei filmati girati proprio da mio padre all’equipaggio del Rodi e che ora grazie al lavoro del Comune restano un’eredità per tutti i sambenedettesi". Mentre per i familiari delle vittime non vi fu nessun risarcimento.