Nei guai per i Green Pass Così li avevano falsificati

Un ragazzo fermato a un posto di controllo aveva esibito il documento di un altro. A procurarselo era stato il padre, finito sotto inchiesta.

Nei guai per i Green Pass  Così li avevano falsificati
Nei guai per i Green Pass Così li avevano falsificati

La Procura della Repubblica di Ascoli ha chiuso le indagini riguardanti tre persone per una vicenda che ruota intorno ai Green Pass indispensabili nel momento di maggiore crisi dovuta alla pandemia Covid 19 che ha messo in ginocchio praticamente tutto il mondo. In tanti, non volendo vaccinarsi contro il Covid, hanno cercato scorciatoie per ottenere la certificazione verde indispensabile per svolgere attività che in altri tempi erano e, per fortuna, sono tornate ad essere normalissime. L’avviso di chiusura delle indagini è stato notificato ad un ragazzo di 24 anni, al papà di 58 anni e a una donna di 36, commessa nell’attività commerciale riconducibile a padre e figlio. Il ragazzo deve rispondere di ricettazione, sostituzione di persona e uso di atto falso. Il padre e la commessa devono rispondere in concorso di ricettazione; in capo alla donna pende l’accusa di ricettazione anche per un altro caso contestato soltanto a lei.

La posizione di tutti e tre gli indagati è dunque piuttosto delicata visto che i reati loro contestati prevedono pene importanti. Secondo quanto ricostruito dalle indagini coordinate dalla magistratura ascolana, il 24enne, al fine di eludere le restrizioni conseguenti al mancato possesso del Green Pass, si sarebbe attribuito false generalità di un soggetto ai cui era realmente intestato il certificato verde esibito ad una pattuglia dei carabinieri nel corso di un controllo avvenuto a dicembre 2021. Per la magistratura quel documento glielo avrebbe dato il padre ed è considerato provento del delitto di furto di certificazioni verdi sottratte al server del Ministero della Salute, ovvero di acquisizione fraudolenta di dati personali. Quel documento il padre lo avrebbe a sua volta "acquistato" dalla commessa. Quest’ultima deve rispondere di ricettazione poiché sul suo telefono cellulare sono stati trovati ben 12 certificati verdi che si ritiene siano stati sottratti al Ministero della Salute. A seguito dell’avviso di chiusura delle indagini i tre hanno ora la possibilità di chiedere alla Procura di essere sentiti o di produrre memorie eo documenti a propria discolpa. Nel frattempo la Procura sta tirando le conclusioni dell’inchiesta sui Green pass che ruotava intorno al medico ascolano Giuseppe Rossi. Per quella che avrebbe avuto come base Appignano la magistratura ha chiesto il rinvio a giudizio del farmacista Alberto Angelini e di altre 18 persone.