"Occhio a dove si ricostruisce"

Arquata, Davide Rendina ha perso parte della famiglia con il sisma: "Ho scritto ai tecnici, c’è ancora pericolo"

"Occhio a dove si ricostruisce"

"Occhio a dove si ricostruisce"

Mentre si discute sulla ricostruzione di Pescara del Tronto c’è chi invita a tenere ben chiare alcune situazioni. Si è passati da un addio per sempre a Pescara del Tronto a provare a ricostruire nel sito, ma c’è chi invita alla prudenza. Arquata del Tronto, a seguito del terremoto della notte del 24 agosto 2016, ha sepolto 47 anime. A parlare è Davide Rendina, che in quella maledetta notte ha perso la sorella Piera di 51 anni e la nipote Lucrezia di 16 anni.

Rendina, cosa la preoccupa? "Ho scritto al commissario per la ricostruzione, agli uffici, che ricostruire nel luogo della tragedia è problematico. Nella recente approvazione del Pua da parte del comune di Arquata non sono state considerate, o almeno a me non è chiaro, le richieste che avevamo fatto per delocalizzare a Piedilama. Per quanto mi riguarda trovo molto doloroso fabbricare la mia casa dove è morta mia sorella e mia nipote tornate da Milano per le vacanze e uccise da un destino beffardo. Il mio cuore è sepolto lì tra le macerie. Anche io era in vacanza a Pescara sono ripartito tre giorni prima di quel dannato terremoto. La mia casa è sulla vecchia Salaria, in quel tratto di circa 100 metri si sono registrati i 13 morti. Quel luogo è attraversato dalla faglia. Ho chiesto di ricostruire a Pretare, Piedilama, o Pozza, ma non lì. Ci sono troppi problemi, c’era anche la cava. Sono andato via da Pescara che avevo 4 anni, i miei sono partiti per il Nord in cerca di lavoro, ma ricordo quella cava, pian piano ha eroso una montagna, c’è una sorgente di acqua, situazioni che non lasciano tranquilli. L’assegnazione è stata fatta lì, ma io mi appello affinché non si ricostruisca altrove. Stanno ancora facendo le ricerche, credo che la sicurezza sia la cosa più importante".

Sono passati sette anni da quel 24 agosto, cosa prova?

"Tanta tristezza, anche per quanto è successo in seguito, hanno rubato anche le nostre cose, oltre al danno abbiamo subito anche la beffa. Abbiamo lasciato questi luoghi meravigliosi per una vita migliore, ma il richiamo delle radici è sempre forte, ci tornavamo con molto piacere, adesso sembra tutto perduto, sono passati troppi anni".

Qual è secondo lei la speranza di questo territorio?

"Il territorio ha perso l’occasione per lanciarsi in un turismo di nicchia, naturalistico e culturale, adesso deve cercare di riprendere il treno, sperando che non sia troppo tari".

Maria Grazia Lappa