Oliva ascolana nel vocabolario Zingarelli. "E' un simbolo identitario"

L'inserimento nell'edizione 2020 dopo la segnalazione di Pietro Cipriani. "Era una grave mancanza"

L'oliva all'ascolana entra finalmente nel dizionario

L'oliva all'ascolana entra finalmente nel dizionario

Ascoli Piceno, 25 luglio 2019 - Olive ascolane (o olive all’ascolana): olive verdi, di grosse dimensioni, denocciolate, farcite con carne trita, impanate e fritte. Questa la definizione che si troverà nel prestigioso vocabolario Zingarelli 2020: l’oliva fritta insomma, è entrata di diritto nella lingua italiana, precisamente nell’ambito cucina, a pagina 1.546. La notizia arriva direttamente da un collaboratore della casa editrice Zanichelli, che edita anche il vocabolario: Pietro Cipriani, fermano di nascita e ascolano di adozione, ha fatto la segnalazione perché uno dei simboli delle Cento Torri fosse inserito nello Zingarelli.

Cipriani, perché questa segnalazione? «Perché accortomi per caso dell’assenza della suddetta accezione all’interno della pubblicazione linguistica, mi è sembrato ingiusto che non figurassero le tante note olive consumate anche nel fermano, la mia zona di appartenenza».

E quindi? «Ho sentito mio dovere scrivere alla redazione lessicografica chiedendone l’inserimento nel vocabolario anche perorandone la causa per ovviare all’imperdibile lacuna».

E cosa le hanno risposto da Bologna? «La Zanichelli, sempre disposta a recepire miglioramenti e aggiornamenti, ha prontamente provveduto. L’oliva all’ascolana che per voi rappresenta, oltre ad un fatto identitario, anche un enorme cespite, da ora esce dall’anonimato editoriale in quanto accolta a pagina 1.546 della edizione Zingarelli già in vendita nelle librerie, diventando parte del patrimonio culturale nazionale».

Mi scusi, posso chiederle quanti anni ha? Sa, è difficile nel 2019 sentire qualcuno usare i termini che usa lei, a meno che non sia abbastanza avanti con l’età... «Ne ho 58 ma amo la lingua italiana, nella sua ricchezza e complessità. Anche nel 2019».

Come funziona tecnicamente segnalare una nuova parola per farla entrare nel dizionario? «Passa da una segnalazione e poi c’è una strettissima selezione per la scelta dei termini».

Come si è ritrovato a fare questo lavoro? «Consulto il vocabolario da 22 anni e mi confronto spesso con le realtà locali per farle conoscere a livello nazionale. Mie sono state, ad esempio, le segnalazioni per i maccheroncini di Campofilone e la Vernazza di Serrapetrona, che sono entrate di diritto nel vocabolario. Mi sembrava giusto che anche l’oliva all’ascolana facesse parte del patrimonio nazionale».

Una scelta di cuore o di gusto? «Entrambi. Sono lieto, da degustatore, di aver fatto cosa grata a lei e alla comunità che rappresenta».

E quando ci sono termini come «petaloso»? «Io fui profondamente contrario e comunque quel termine mai fu inserito nel dizionario, nonostante il clamore che suscitò la vicenda e il fatto che si sia scomodata l’Accademia della Crusca».

E cosa pensa dei neologismi? «Nascono tutti gli anni, che è anche il motivo per il quale il dizionario Zingarelli è tra i più autorevoli, visto che viene aggiornato ogni anno. Dietro c’è uno studio estremamente rigoroso. I termini giornalistici, ad esempio, è raro che trovino spazio; si preferiscono di gran lunga quelli di origine letteraria. Una parola molto usata dalla stampa che è entrata recentemente nel vocabolario è rider, ad esempio, per spiegare in breve chi porta, a cavallo di un ciclomotore, pasti a domicilio».