Omicidio di Osimo, Andreucci e i messaggi agli amici. "Vieni con me, lo ammazziamo"

Scambi su Whatsapp, interrogati i ragazzi che ora scaricano il 23enne accusato del delitto del veterinario Olindo Pinciaroli

Valerio Andreucci

Valerio Andreucci

Ascoli, 27 maggio 2017 – Gli amici, quelli con cui ha scambiato domenica notte gli sms che lo inchioderebbero, hanno preso le distanze da Valerio Andreucci, il 23enne ascolano in carcere per l’omicidio di Olindo Pinciaroli. Ai carabinieri che li hanno sentiti sia domenica sia successivamente, hanno negato di conoscere il motivo per cui l’amico nutrisse tanto astio nei confronti del veterinario col quale collaborava. Un astio palesato nei messaggi inviati loro attraverso whatsapp in cui annunciava che sarebbe partito per andare ad uccidere Pinciaroli, il «ciccione». Negano anche che la loro fosse una stretta frequentazione con Andreucci, benché il ragazzo abbia definito uno di loro come un «fratello».

Le indagini stanno ricostruendo anche i rapporti fra Andreucci e questi ragazzi, per capire se, contrariamente a quanto affermano, fossero a conoscenza dei motivi di attrito e se questi abbiano in qualche modo a che fare, seppur indirettamente, anche con loro. Comunque nessuno di loro era sulla scena del crimine e non emergono collegamenti fra loro e l’omicidio, a parte gli sms scambiati con Andreucci. Ai carabinieri uno di loro ha riferito che Andreucci nella notte fra sabato e domenica gli aveva annunciato di volersi uccidere. «Poi mi ha chiesto dove si nasconde un corpo». «Gli ho risposto di non scrivere quelle cose perché pensavo stesse esagerando come spesso faceva, ma mi ha detto che non scherzava». Alle nove di mattina gli ha telefonato: «Fra mi devi venire ad aiutare a Ponte Righi, ad Ancona». «Ma non avevo soldi per gasolio e autostrada. Mi ha chiesto di aiutarlo, gli ho detto di non fare stupidaggini e di non rovinarsi la vita. Mi ha risposto ‘ormai me la sono rovinata, o mi arrestano o mi ammazzo’».

Inquietanti gli sms scambiati con un altro amico dalle 4.51 di domenica notte in poi: «Io lo ammazzo lui, ti giuro» scrive Andreucci all’amico che cerca di tranquillizzarlo. «Vieni su con me» gli chiede ancora Valerio e lui risponde «scì». Andreucci insiste: «Lo andiamo ad ammazzare?», risponde l’amico «tra quanto passi? Viene pure…» e fa il nome di un altro amico. Andreucci è un fiume in piena: «Tra trequarti d’ora. Lo voglio vedere morto con le mie mani. Porta su qualcosa (droga? ndr) perché su a casa ho i contanti, 3.000 euro. Hai una lama? Io il ferro non posso prenderlo».

Andreucci scambia sms con altri amici. «Mi ammazzo» e poi «vado ad ammazzare uno. Ho preso i miei soldi, ho lasciato nascosti dove lavoro 10.000 euro, i soldi che ti devo e il resto è tutto per te fratello». A un altro scrive: «non posso sta tranquillo, lo capisci? Io lo faccio fuori. E’ un ciccione di m... bastardo». C’è chi gli suggerisce prudenza: «Due schiaffi scì, a creparlo lascia perde proprio». Spontanea la domanda: ma qualcuno di questi interlocutori avrebbe potuto dare l’allarme e evitare la commissione di un omicidio? Rischiano qualcosa per non averlo fatto? Non è facile rispondere a queste domande. Di certo c’è che l’articolo 40 del codice penale al comma 2 afferma: «Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo».

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