Omicidio anziani in Rsa a Offida, infermiere arrestato

E' accusato di otto delitti volontari e 4 tentati in una residenza protetta della provincia di Ascoli. L'ipotesi è che l'uomo abbia somministrato farmaci non previsti o in dosi eccessive

Anziani in Rsa (immagine d'archivio)

Anziani in Rsa (immagine d'archivio)

Ascoli Piceno, 15 giugno 2020 - Infermiere arrestato all'alba, è accusato di otto omicidi volontari e quattro tentati di anziani pazienti ospiti di una residenza sanitaria assistenziale a Offida.

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Il blitz

Al centro del blitz dei carabinieri che ha visto impegnati diversi militari del nucleo investigativo di Ascoli Piceno, della compagnia di San Benedetto del Tronto e della stazione di Offida. la morte appunto di otto anziani pazienti della Rsa. 

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Il sindaco di Offida

una notizia sconvolgente ed è assolutamente necessario che, se ci sono responsabilità dell'unica persona individuata, questa venga punita come da legge. Ma sulla qualità della struttura e la professionalità dei sanitari che vi operano non ho dubbio alcuno". Così il sindaco di Offida (Ascoli Piceno) Luigi Massa commenta la notizia dell'arresto di un infermiere per l'omicidio volontario di otto ospiti e per il tentativo di altri quattro omicidi che secondo la Procura sarebbero avvenuti nella Rsa gestita dall'Area vasta 5 di Ascoli Piceno.

"Sono addolorato per queste povere vittime e per la sofferenza arrecata ai familiari. Soprattutto per loro la giustizia deve fare il suo corso. Non deve però sfuggire il particolare importante che ad essere accusata di questi fatti terribili è una persona sola, un infermiere - sottolinea il sindaco Massa -. Alla Rsa di Offida è stata ricoverata mia madre e posso assicurare che le sono state sempre prestate le migliori cure e assistenza, con grande umanità. Vi lavorano persone serie e preparate e al Comune di Offida non sono mai giunte lamentele. La struttura - conclude Massa - si è distinta anche durante l'emergenza Covid che è stata gestita dal personale con precisione e rispetto dei protocolli, tanto che non sono stati registrati casi di positività al coronavirus".

Le indagini

E’ stata l’assoluta anomalia del numero dei decessi registrati presso la Residenza per gli anziani a Offida a spingere la Procura di Ascoli a svolgere approfondimenti per capire cosa stesse succedendo nella struttura sanitaria dell’area vasta 5. Due in casi più eclatanti sui quali si è particolarmente concentrata l’attenzione del procuratore capo Umberto Monti che aveva indagato a piede libero l'infermiere di origini ascolane che aveva però ogni addebito circa l’accusa di omicidio volontario che era stata mossa.

L’impegno investigativo, durato diversi mesi e condotto dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Ascoli Piceno, supportato nelle fasi iniziali dalla Compagnia di San Benedetto del Tronto e dalla Stazione Carabinieri di Offida, ha avuto i suoi primi riscontri quando le preliminari analisi sul sangue di alcuni pazienti deceduti presso quella struttura consentivano di rilevare concentrazioni di promazina (farmaco neurolettico), a livelli tossici ed assolutamente incompatibili con le terapie prescritte per quei pazienti.

Un secondo e più importante riscontro è stato acquisito all’inizio del 2019, allorquando le indagini hanno consentito di rilevare, all’esito dell’esame autoptico di due salme, di cui una riesumata, che quei pazienti ricoverati erano deceduti: uno per una somministrazione di promazina in dosi letali e l’altro per somministrazione di insulina in un soggetto non diabetico.

L’indagine, di spiccato livello tecnico-scientifico, si è sviluppata, oltre che con attività tecniche, con attente analisi di decine di cartelle cliniche acquisite per numerosi pazienti delle struttura e con l’escussione di un rilevantissimo numero di persone informate sui fatti (tra cui medici, infermieri ed operatori socio sanitari), così consentendo di acquisire gravi e concordanti indizi di responsabilità sul conto dell' infermiere 57enne in servizio presso la Rsa di Offida, per aver volontariamente causato, a partire dal gennaio 2017 al febbraio 2019, il decesso di otto pazienti di quella struttura, tentando di causarne altri quattro, somministrando illecitamente farmaci in dosaggi tossici o letali e comunque incompatibili con le terapie prescritte.

Le complesse indagini dirette dalla Procura Repubblica di Ascoli Piceno sono state svolte dai Carabinieri in costante coordinamento con l’Unità Operativa di Medicina Legale di Ascoli Piceno, mentre l’odierno indagato, da mesi, a seguito dei primi atti d’indagine, era stato trasferito ad altro incarico non a contatto diretto con i pazienti.

Il procuratore

Contestate, fa sapere il procuratore Umberto Monti, "le ulteriori aggravanti dell'aver commesso i fatti con mezzi insidiosi (ripetute somministrazioni indebite di farmaci, promazina, insulina, anticoagulanti, per dosi e/o tipologia non previsti e controindicati, al fine di causare i decessi), e con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti la funzione di infermiere che espletava". A fondamento della misura cautelare sono stati acquisiti "gravi indizi di colpevolezza e sono state ravvisate esigenze cautelari".

La difesa 

"Al di là del fatto che il mio assistito si è sempre dichiarato estraneo a qualsiasi accusa, mi chiedo quali siano i motivi per cui è stato arrestato a distanza di così tanto tempo dai fatti e a indagine chiusa". Lo dice l'avvocato Tommaso Pietropaolo, difensore del 57enne infermiere ascolano, residente a Grottammare, rinchiuso nel carcere di Marino del Tronto con l'accusa di omicidio aggravato continuato, tentato omicidio aggravato e lesioni gravi.

L'infermiere dopo essere stato indagato a piede libero ed essere stato messo in ferie forzate per un breve periodo, è stato poi reintegrato in servizio dall'Area vasta 5, anche se con mansioni diverse da quelle che svolgeva alla Residenza sanitaria per anziani a Offida. "È stato destinato alla piastra ambulatoriale dell'ospedale Mazzoni di Ascoli e non è più in contatto con pazienti anziani, svolgendo servizi comunque limitat", spiega l'avvocato Pietropaolo che sta prendendo visione delle circa 100 pagine con le quali il gip del Tribunale di Ascoli Piceno ha motivato l'arresto dell'infermiere. "Devo leggere bene il contenuto, ma - aggiunge il penalista ascolano - certamente osservo fin d'ora che a mio avviso non ricorrono assolutamente i requisiti che sono alla base di una misura cautelare, vale a dire il pericolo di fuga, di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove. Mi chiedo quindi qual è la ragione del suo arresto".

La sospensione

L'Opi (Ordine delle professioni infermieristiche) di Ascoli Piceno ha sospeso, in via cautelativa, l'infermiere sospettato di aver provocato la morte di alcuni anziani in una Rsa di Offida e ha avviato un procedimento disciplinare contro di lui.

"Attraverso il nostro legale seguiremo ogni risvolto del caso - spiega la presidente dell'ordine, Laure Morganti - Simili atti, se realmente provati, lasciano sconcertati gli infermieri dell'ordine di Ascoli Piceno che esprimono riprovazione per reati simili e sono pronti a costituirsi parte civile per la difesa della professione. Gli infermieri ogni giorno dimostrano abnegazione e spirito di sacrificio, dedicano le loro energie alla cura e all'assistenza soprattutto di chi vive la fragilità della malattia o della disabilità. Le responsabilità dell'indagato, se accertata, è ancora più abietta in quanto perpetrata ai danni di persone fragili e indifese, con un quadro clinico segnato da patologie gravi e croniche".

Secondo la presidente dell'ordine degli infermieri di Ascoli Piceno, se dalle verifiche l'infermiere risultasse colpevole, "a tutela dell'immagine pubblica della categoria e della professionalità dei suoi iscritti" proprio l'ordine "non esiterà a procedere con provvedimenti disciplinari adeguati alla gravità del caso. È prevista la radiazione perpetua dall'albo".

"La comunità infermieristica non può accettare che il comportamento criminale di qualcuno offuschi l'impegno di tanti che, con coscienza e umanità, svolgono ogni giorno un lavoro difficile nel rispetto della loro deontologia, competenza professionale e umanità", conclude Laure Morganti.