Omicidio di Ascoli, Cataldi doveva andare in ospedale sabato

Era il giorno previsto per le cure, è diventato il giorno dell’orrore

Virgilio Cataldi, 41anni

Virgilio Cataldi, 41anni

Ascoli, 19 settembre 2017 - Poteva essere evitata la tragedia? E’ l’interrogativo al quale stanno cercando di rispondere gli inquirenti e un po’ tutta la città. Nessun preavviso, nessun comportamento violento da parte dell’autore del delitto, nessuno screzio con la sua vittima. Ma un particolare, un dettaglio, anche in questa storia che sembra non avere molti segreti, esiste.

Virgilio Cataldi, il 40enne con problemi psichiatrici reo confesso dell’assassinio della zia, la mattina di sabato, giorno in cui ha commesso l’omicidio, sembra che dovesse recarsi in ospedale per assumere dei farmaci: una prassi che avviene all’incirca una volta al mese. E’ andato in ospedale e gli è stata realmente fatta l’iniezione, come sempre, oppure quella mattina Cataldi al «Mazzoni» non ci è andato?

All’interrogativo si potrebbe rispondere consultando le carte del dipartimento di salute mentale, dove si accerta se il paziente è stato visitato e se gli sono stati somministrati medicinali. Durante questi appuntamenti normalmente c’è anche un colloquio con lo psichiatra, che decide il tipo di terapia. Nel caso il paziente riferisca di allucinazioni, generalmente scatta il ricovero. Si tratta, comunque, di procedure che riguardano centinaia di pazienti in cura nel dipartimento di salute mentale. Difficile che si possano attribuire delle responsabilità, anche perché il 40enne era sottoposto a terapie da molti anni.

Cataldi non si era mai comportato in maniera violenta, mai aveva avuto atteggiamenti che potessero far presagire quello che poi è avvenuto. E questo non lo dicono soltanto i parenti e i conoscenti. Non risultano, infatti, episodi particolari da evidenziare nel passato più o meno recente, se non oltre dieci anni fa, quando avrebbe tentato il suicidio, ma si è trattato di una circostanza del tutto isolata. In quell’occasione non era riuscito a portare a compimento i propri propositi. Al contrario, nei confronti della zia ha agito come un killer spietato, prendendo un grosso coltello e colpendola al collo, mentre la donna era di spalle. Irma Giorgi, 70 anni, è morta dissanguata nel giro di pochissimo tempo: almeno questa è la conclusione alla quale sarebbe giunto il medico legale Pietro Alessandrini nel corso di una prima ricognizione cadaverica. Questa mattina, invece, il sostituto procuratore Mara Flaiani, che coordina le indagini in collaborazione con i carabinieri, affiderà l’incarico per effettuare l’autopsia, che potrebbe essere eseguita oggi pomeriggio o più probabilmente domani mattina.

Nei prossimi giorni, inoltre, Cataldi verrà sottoposto a una perizia psichiatrica per capire se nel momento in cui ha ucciso Irma Giorgi era in grado di intendere e di volere. E’ stato lui, comunque, nella notte tra sabato e domenica, poche ore dopo l’omicidio, a confessare ai carabinieri e al pm di aver ucciso la zia, aggiungendo di averlo fatto perché glielo aveva chiesto Santa Rita. Si è trattato, probabilmente, di una tipica allucinazione acustica, non rara in persone affette da patologie simili a quella del 40enne, che tra l’altro è molto religioso. Intanto, è stata fissata per domattina alle 10, in carcere, l’udienza di convalida del fermo, nel corso della quale Cataldi, che è assistito dall’avvocato Silvio Venieri di San Benedetto, sarà ascoltato dal gip.